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 2016  gennaio 04 Lunedì calendario

I talenti di Debora Novellino, il terzino che sfila in passerella

Il terzino («Mi trovo meglio a destra: quello è il mio piede») ha occhi verdi e licenza di piacere. «Stavo scendendo le scale di casa. Sotto trovo il presidente del Pink Bari, la squadra di serie A in cui gioco: domani andresti a Miss Italia?». E tu, Debora («senza acca»)? «Io? A Roma? Da sola? Terrore puro. Poi l’ho presa sul ridere, e sono partita».
Debora Novellino, maggiorenne da quattro mesi, pugliese di Pulsano (Taranto), difensore per vizio di famiglia – papà Giuseppe è stato attaccante (6 presenze nella Fiorentina, una vita in B), lo zio Walter è più noto come allenatore ma ha giocato protagonista nel Milan dello scudetto della stella – è la prima Miss del 2016. Votata sul sito del concorso, parteciperà di diritto alla finale nazionale di Jesolo.
La strada tortuosa del calcio femminile in Italia passa da qui, dall’idea della Lega nazionale dilettanti per provare a spezzare qualche stereotipo. Marketing o evoluzione? «La Miss Italia in carica, Alice Sabatini, è una giocatrice di basket. Non trovo giusto criticarci se è una calciatrice, senza alcun obbligo di vittoria, a provarci» dice Rosella Sensi, ex numero uno della Roma, neo-responsabile del settore. «Il nostro è uno sport spesso ingiustamente ostracizzato – conferma Alessandra Signorile, presidentessa del Pink Bari —. L’intento è mostrare al Paese che le ragazze non perdono in femminilità: cadere per terra e scontrarci con l’avversaria non ci sminuisce».
Debora senza acca ha abbracciato la sua sfida culturale, mentre lotta per la salvezza in campionato, con la giusta dose di curiosità e vergogna. «La prima selezione era piena di ragazze alte, formose, bellissime... Mi sentivo una marziana...». Poi, dopo le domande di rito, è spuntato un pallone. «Non ti dico l’imbarazzo a palleggiare in costume da bagno e tacchi a spillo, ma a me vestirmi da donna piace, ai tacchi sono abituata e così, palleggio dopo palleggio, ho convinto la giuria». Timida, trapiantata a Bari per inseguire il sogno del calcio dalla natia Pulsano («La famiglia e gli amici mi mancano tanto»), promettente nel suo ruolo però ancora acerba («Il desiderio più grande? La convocazione nella nazionale maggiore del c.t. Cabrini»), illuminata dall’esempio delle sorelle di tennis pugliesi Pennetta-Vinci («Modello da imitare») ma per sempre devota a Javier Zanetti («Un mito»), Debora Novellino è l’esperimento pilota della Federcalcio che ha voglia, finalmente, di fare uscire le donne del calcio dal ghetto.
Qualche anno fa ci aveva provato Agata Centasso, mediano a Venezia. Ma i tempi sono cambiati, il salto di qualità è nell’aria, oggi l’investimento di Tavecchio sulle ragazze è tangibile, dalle chiacchiere si sta passando ai fatti. E la scalinata di Miss Italia da scendere in tacco 12 non fa più così paura. Qual è il miglior consiglio che zio Walter ti ha dato, Debora? «Sii umile. Solo così andrai avanti nella vita». E, forse, pure in passerella.