Corriere della Sera, 4 gennaio 2016
Margherita De Bac ci spiega perché si muore ancora di parto
1 Perché si muore di parto, quali sono le complicanze più frequenti?
La prima causa di morte è l’emorragia post partum. Centri di alto livello come i quattro ospedali dove in una settimana altrettante donne sono morte con i loro bambini (Sant’Anna di Torino, Bassano del Grappa, Spedali Civili di Brescia e San Bonifacio-Verona) sono dotati di attrezzature e competenze ostetriche ginecologiche che dovrebbero garantire interventi appropriati e tempestivi in situazioni gravi. L’Istituto superiore di sanità ha censito, tra 2013 e 2014, 39 casi mortali, in base alle segnalazioni inviate da sei Regioni che per prime hanno aderito alla sua rete di sorveglianza.
2 Sono stati presi provvedimenti efficaci?
I dati raccolti tra 2006 e 2012 hanno confermato scientificamente l’emorragia post partum come prima causa di morte materna. Sulla scorta dei risultati, nel 2010 sono stati organizzati corsi di formazione per ostetriche, ginecologi e anestesisti e sono quasi pronte linee guida per ottimizzare le procedure terapeutiche più corrette in modo da rendere il personale addestrato ad affrontare questa complicanza.
3 La mortalità materna sembra un problema del passato. Invece si contano ancora storie drammatiche. Si potrà mai azzerare il rischio?
Nella classifica sulla mortalità materna pubblicata a novembre dall’Organizzazione mondiale della sanità, l’Italia è ai primi posti per il contenimento del fenomeno. L’agenzia internazionale le attribuisce circa 20 eventi infausti l’anno e le riconosce un ottimo livello di assistenza ostetrico-ginecologica. In realtà la stima dell’Istituto superiore di sanità è che le mamme vittime del parto siano una cinquantina, 10 ogni 100 mila bimbi nati vivi (da noi ogni anno ne vengono alla luce 500 mila). La metà delle morti non potranno essere evitate, dipendono dalla fatalità. L’altra metà invece si pensa siano prevenibili.
4 Tra il 25 e il 31 dicembre quattro donne di età sotto i 35 anni sono morte di parto con i bambini. Come si spiega?
In effetti è una serie che lascia sgomenti. Di solito questi eventi si distribuiscono nell’arco dell’anno ed ecco perché non suscitano altrettanto clamore. Si tratta, va ricordato, di situazioni rare. Sull’onda dell’emozione non bisogna assolutamente avere la percezione che il parto sia un rischio. La task force di esperti, inviati dal ministero della Salute nei quattro ospedali, dopo aver raccolto la documentazione stenderanno un rapporto dettagliato e solo allora sapremo se la morte delle quattro mamme sia dovuta a errori dei sanitari.
5 La donna come può affrontare una gravidanza il più possibile senza complicanze?
È fondamentale affidarsi alle mani di un professionista esperto assicurandosi che lavori in una struttura di buon livello e che dunque sappia seguire con attenzione il percorso della gestazione. La maggior parte dei fattori che espongono a problemi di salute la donna e il feto possono essere diagnosticati già nelle prime settimane con esami appropriati o prima del concepimento. Si possono correggere i disturbi e tenerli sotto controllo con terapie appropriate se non addirittura con ricoveri anticipati rispetto al termine naturale della gravidanza.
6 La scelta del luogo dove partorire è importante?
Assolutamente sì. I punti nascita sono suddivisi in primo e secondo livello, i più attrezzati dove è bene programmare i parti che si annunciano più complicati. Se una struttura offre garanzia di sicurezza è meglio per la mamma rinunciare ai confort alberghieri, non sempre presenti nelle strutture pubbliche. C’è inoltre da segnalare la necessità da parte del sistema sanitario di migliorare i percorsi nascita e di formare operatori dedicati. Secondo gli stessi medici negli ultimi anni l’ostetricia è stata trascurata rispetto alla ginecologia e questo spiegherebbe anche l’alta percentuale di cesarei e l’incapacità di evitare il secondo taglio a chi ha già avuto il primo.
7 La sicurezza per la donna dipende dal numero di parti eseguiti annualmente dalla singola struttura?
È una delle prime regole quando si tratta di scegliere il luogo dove partorire. Maggiore è l’esperienza in termini di bambini nati, maggiore è l’affidabilità. Nell’emergenza la professionalità degli operatori fa la differenza. Le quattro strutture finite sotto indagine hanno un numero di parti annui largamente al di sopra il livello di sicurezza indicato dal ministero della Salute, pari a mille. Oltretutto si trovano al Nord dove la qualità dell’assistenza al parto è superiore rispetto al resto d’Italia. Il Sant’Anna nel 2014 ne ha eseguiti 7.193, gli Spedali Civili è arrivato a quota 3.506, gli altri due sono oltre i 1200. Nel 2010 Regioni e Stato hanno concordato di chiudere i punti nascita sotto i 500 parti all’anno. Eppure una buona parte delle chiusure non sono state ancora realizzate.
8 Come mai tanti ritardi?
Spesso dipende dall’opposizione dei cittadini e dei politici locali che non vogliono rinunciare alla maternità sotto casa. Le amministrazioni hanno chiesto la deroga ma non tutte hanno dato garanzia di essersi attrezzate di medici e infermieri sufficienti e capaci per risolvere le emergenze. I centri non in regola dovranno adeguarsi. I piccoli ospedali sono infatti considerati pericolosi per la mamma e per il bambino. Meglio percorrere chilometri fino al punto nascita vicino più attrezzato che mettere a repentaglio la vita.