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 2016  gennaio 04 Lunedì calendario

Maikol, il ragazzo morto per sbaglio nella «stesa» di Capodanno

La sera del 31 dicembre scorso, intorno alle 19.30, nel quartiere Forcella è stato ammazzato con un colpo di pistola alla testa un ventisettenne incensurato. Si chiamava Maikol Giuseppe Russo e quando i sicari gli hanno sparato si trovava davanti al bar dove lavora il fratello, che è stato tra i primi a soccorrerlo. Presumibilmente con altre persone, anche se testimoni, a quattro giorni di distanza, è ancora difficile trovarne. 
All’inizio sembrava uno dei tanti agguati di una faida fra clan camorristici di Forcella e del vicino Rione Sanità che da tempo insanguina il centro di Napoli. Probabilmente invece non è così, o almeno non lo è del tutto. Nel senso che Russo potrebbe essere stato, sì, ucciso da un commando appartenente a una cosca rivale a quelle che comandano a Forcella, ma certamente non era lui l’obiettivo dei killer. E non è detto nemmeno che i killer un obiettivo preciso ce l’avessero. 
Sono due le ipotesi investigative al momento più concrete. La prima è che lì intorno ci fossero altre persone, compreso qualche giovane esponente della famiglia Giuliano, storico clan di Forcella, qualcuno di peso che potesse valere un raid, mentre Russo non aveva alcun legame con la camorra. Pare fosse amico di uno recentemente finito in una ordinanza di custodia cautelare perché legato al Sistema, ma in un quartiere come Forcella è quasi inevitabile che persone per bene e delinquenti finiscano per incrociarsi, come è inevitabile che sia gli uni che gli altri possano incappare nei controlli che polizia e carabinieri fanno regolarmente in quelle zone dove la presenza di bande criminali è molto invadente. 
Russo si sarebbe quindi semplicemente trovato sulla traiettoria dei proiettili, forse senza nemmeno essere visto da quelli che hanno fatto fuoco rimanendo sui loro scooter. Davanti al bar c’è un gazebo circondato da piante molto alte, e il giovane era casualmente nascosto proprio da una di queste. 
L’altra ipotesi, paradossalmente ancora più inquietante, è che quelli che hanno sparato all’impazzata lo abbiano fatto semplicemente per seminare il panico, e «festeggiare» così a modo loro l’imminente arrivo del nuovo anno. Se così fosse, resterebbe comunque da stabilire se gli autori del raid venissero da un quartiere rivale, e cioè dalla Sanità, o addirittura dalla stessa Forcella. 
Sono entrambe ipotesi credibili, anzi realistiche, e a volerla dire tutta, potrebbe non entrarci niente nemmeno la data del 31 dicembre. Se infatti è vero che a Napoli in passato c’è stato più di un lutto a causa di qualcuno che alla mezzanotte di Capodanno ha impugnato una pistola o un fucile e si è messo a esplodere proiettili calibro nove come se fossero trick-track, è vero anche che in quei quartieri del centro storico dove la camorra si è dichiarata guerra, e dove le forze in campo sono spesso composte da giovani e giovanissimi, raid come potrebbe essere questo in cui è stato ucciso Russo, se ne contano già tantissimi. 
Che vengano fatti da una batteria che per l’occasione invade il quartiere rivale, o da gente che si muove nel proprio quartiere, l’obiettivo è lo stesso: seminare il panico, imporre la propria supremazia a colpi di pistola. Si chiama la «stesa», perché chi si trova per strada in quei momenti non può fare altro che stendersi a terra e se ha fede pregare. Mentre quelli, solitamente raccolti in gruppi di almeno tre o quattro scooter, passano sparando fino a svuotare i caricatori e senza guardare dove vanno a finire i colpi. 
Qualche mese fa succedeva quasi ogni notte, ed è quello che con tutta probabilità successe nel settembre scorso al Rione Sanità, quando fu ucciso Genny Cesarano, che aveva solo diciassette anni. E che forse è successo l’altra sera a Forcella, anche se l’orario, anticipato rispetto al solito, lascia ancora aperta l’ipotesi dell’agguato mirato. Contro qualcuno che, a differenza di Maikol Giuseppe Russo, è riuscito a scamparla.