Corriere della Sera, 4 gennaio 2016
«Ero solo in ansia per il mio cane». Parla Vito Zingarelli, il ventunenne bestemmiatore di Capodanno, quello dell’sms alla Rai
«E vabbè dai, ho fatto la cavolata da ultimo dell’anno, ma che ne sapevo io che la passavano veramente in diretta, quella bestemmia? Che poi mica lo intendevo alla lettera, dai, per me porco... era un modo di dire», arranca Vito Zingarelli di Taranto, stupito, divertito, pentito quanto basta e come si può esserlo a ventun anni, quando stai tornando dal torneo di beach tennis sulla spiaggia di Monopoli e non hai troppi pensieri complicati per la testa.
Già, perché quel suo messaggio di auguri, condito da imprecazione blasfema, e passato attraverso le maglie piuttosto larghe del controllo di Viale Mazzini, ha fatto fare una figuraccia al servizio pubblico, scatenato l’indignazione dell’Osservatore Romano e provocato ulcere a catena in tutto l’organigramma della Rai, dal dg Antonio Campo Dall’Orto in giù, fino a quel funzionario di Rai Com che si è beccato, ultima ruota del carro, reprimenda e sospensione.
Ma lui, ricapitola, non l’ha fatto apposta. «Ero nervoso, perché mi era saltata la serata del 31 con gli amici», racconta che è già buio e sta guidando sulla superstrada con l’auricolare e menomale, visto che è figlio del comandante della polizia municipale di Massafra. «Ma non ci parlo da un anno e mezzo, i miei sono separati». Maturità al liceo scientifico con 89 su 100, iscritto al primo anno di Scienze motorie, chitarrista heavy metal con la band dei Cobra, nel giro musicale pugliese, calcio, nuoto, pallavolo, una sorella, ecco, questo è Vito. «I vicini continuavano a sparare i botti, da incivili, e il mio cane Cico, un pastore tedesco di 4 anni, aveva una paura tremenda, tremava tutto. Così ho deciso di restare a casa con lui e la mia amica Ilaria. Non c’era granché in televisione, però Gigi D’Alessio proprio non ce l’ho fatta, e allora ho messo su Raiuno, anche se io la guardo poco, la tv. Insomma, ho mandato l’sms. E ci ho aggiunto quello che ci ho aggiunto, perché gli auguri da soli erano un po’ insignificanti».
Sì, ma metterci proprio una bestemmia, come ti è venuto in mente? «E che ne so. Io sono ateo, però la uso spesso come intercalare, non volevo offendere Dio, anche se non ci credo, e non volevo fare del male a nessuno, era uno sfogo personale». Bruttissimo, dai. «Sì, mi rendo conto che ho esagerato, ma ora ti dico questo: mia madre è laureata in informatica e anche io, sai, non sono un somaro, avevo 10 in matematica e fisica, ma insomma, non è che ci volesse un genio per bloccare la parolaccia, bastava un programma software».
C’era, non ha funzionato. «E allora di che parliamo? Ve la prendete con me?» Hai messo in grave imbarazzo la Rai. «La Rai ci si mette già da sola, con i programmi che fa. E con quel conto alla rovescia anticipato, me ne sono accorto subito, ridicoli». Del disastro che aveva combinato invece no. «L’ho saputo il giorno dopo, durante il pranzo con i parenti, gli amici mi hanno taggato la schermata su Facebook». E i familiari come l’hanno presa? «Si sono messi a ridere, in fondo era solo una cavolata, la state facendo diventare chissà che».
Sulla sua pagina si ritrova tutta la cronistoria del misfatto di Capodanno. Con tanti messaggi di complimenti e incitamento di ragazzi, «cape fresche» come lui. «Mi hanno scritto pure dal Veneto: siamo tutti con te». Simone gli scrive: «Cumbarotto sei il mio idolo!». Ti sentirai mica un eroe, Vito da Taranto. «No, eroe è troppo. Per me era solo una cretinata, dopo dieci minuti non ci avrei pensato più. Mi dispiace se ho creato problemi a quel signore che doveva controllare i messaggi e chiedo scusa a tutti quelli che si sono offesi. Però non mi massacrate».