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 2016  gennaio 03 Domenica calendario

Vecchie storie del Parma di Scala raccontate da Gigi Apolloni

PARMA. Gigi Apolloni, 12 anni da difensore nel Parma d’oro, ora tecnico della ricostruzione. Un altro mondo. «Campi inadeguati, palloni sgonfiati di proposito per danneggiarci, difficoltà di reperire i video delle partite sulle tv locali. Ma è stato bello leggere la meraviglia negli occhi dei miei giocatori quando hanno messo piede al Tardini o a Collecchio per la prima volta. Le strutture raccontano la storia di una società, e la storia trasmette il senso d’appartenenza. Al calcio italiano servono gli stadi di proprietà, ti aiutano a capire dove sei arrivato». Che ricordi ha dell’era di Scala? «Con lui il Parma era una famiglia, sedeva a tavola con noi, e noi, confesso, facevamo la corsa per non capitargli a fianco di posto... Una volta ci invitò per Natale a casa sua, con le nostre fidanzate, cucinava sua moglie. E mia moglie Livia ha voluto ripetere questo gesto con la mia squadra. Nei primi anni di A il Parma aveva un grande gruppo, vinceva ma era a dimensione naturale. Poi Tanzi cominciò a pensare allo scudetto e il club ha vissuto al di sopra delle potenzialità della città». Erano anche gli anni di Asprilla. «Tino è un amico, una persona straordinaria, con un cuore grande. Che duetti fra lui e Scala! Il mister lo faceva correre tanto, Asprilla una volta si stufò e fece volare le scarpe fuori dal campo della Cittadella. Negli spogliatoi disse: “Non sono mica Forrest Gump!”, e anche a Scala scappò una risata. Un’altra volta, Minotti stava facendo i conti delle multe da devolvere in beneficenza, le appuntava su fogliettini di carta. Asprilla prese le multe e se le mangiò, mandandole giù... Scala non si scompose: “Tino paga il doppio di tutti gli altri”. Un’altra volta, due giorni prima di una partitissima, Tino era a casa distrutto, si era scolato una bottiglia di whisky perché sua moglie lo aveva lasciato. Lo convinsi a smettere, si rimise in piedi col fisioterapista. E la domenica segnò due gol...».