la Repubblica, 3 gennaio 2016
Parla il tecnico Rai colpevole dell’sms con la bestemmia
«È inspiegabile che sia finito sotto processo soltanto io. Sono rimasto schiacciato tra due responsabilità che non mi appartengono. Davanti, avrei dovuto essere protetto dal software di Telecom, che chiaramente non ha funzionato. Dietro di me doveva esserci una struttura editoriale, almeno un giornalista. Come si fa a lasciare tutto in mano a un team commerciale».
Francesco C., tecnico di Rai Com, addetto al controllo, inquadrato nel settore commerciale, dopo una giornata passata nel salotto-bunker a leggere la lettera di contestazione degli avvocati Rai, sceglie di sfogarsi.
È accusato di omissione di controllo: la bestemmia in sovrimpressione durante la trasmissione “L’Anno che verrà” è scappata al suo staff.
«Ho fatto un errore, posso dire anche grave. Meglio, abbiamo fatto un errore e me ne prendo tutta la responsabilità. Per almeno tre ore ho tolto dal video cento sms impresentabili: insulti, cori razzisti, inni alla jihad e decine di bestemmie, il centunesimo c’è scappato».
È scappato a lei?
«È scappato al team, ma io lo guido e mi prendo la colpa».
Stanchezza, disattenzione, una mole di sms eccessiva?
«Tutto questo, certo. È la prima volta che ci capita. Ma è anche la prima volta che scopro che dietro di me non c’è il controllo previsto. Un desk di giornalisti. Il terzo livello di verifica è saltato e adesso tutti giocano a scaricare la responsabilità su di me. Fuggi fuggi, sono basito».
Che cosa rischia adesso?
«Non sono preoccupato per il posto di lavoro, in cinque anni non ho mai fatto una sbavatura. Mi sono abituato a lavorare sotto pressione. Credo che la sanzione massima sia la sospensione per dieci giorni, accetterò quello che sarà deciso».
Ha un senso continuare con gli sms di massa in diretta tv, rischiare ogni volta l’incidente?
«Finora eravamo riusciti a evitare guai. In Rai considerano questo aspetto dell’intrattenimento importante, irrinunciabile. Deciderà gente più importante di me».
( c. z.)