Corriere della Sera, 3 gennaio 2016
Attacco dei repubblicani Usa al loro portavoce del Congresso, per il fatto che porta la barba. «Chi porta la barba è meno sensibile ai problemi delle donne»
La tendenza che negli ultimi anni ha visto aumentare in modo massiccio il numero di uomini con la barba come non accadeva da decenni sarà anche nata per colpa degli hipster, i ragazzi che in tutto il mondo – New York, più precisamente Brooklyn, l’epicentro del fenomeno – ma si è rapidamente diffusa a Hollywood (nel 2013 agli Oscar erano più i divi barbuti che quelli dalle guance lisce, oggi DiCaprio imperversa barbutissimo in Revenant con barbona da Oscar, vedi anche Jon Hamm di Mad Men e Bryan Cranston di Breaking Bad ), nel mondo della musica, (John Legend, Drake), sport (David Beckham uno dei primi e oggi da Pirlo a Candreva la nostra Nazionale è dei barbuti: impensabile fino a cinque anni fa), negli uffici di tutto il mondo (anche il principe William e il principe Harry, generalmente poco inclini a seguire le mode, si sono uniformati). La politica non è arrivata per ultima: è rimasta generalmente immune, o quasi, a questa affermazione delle guance e dei menti maschili progressivamente più irsuti.
Una possibile spiegazione viene da due studi accademici, racconta la rivista The Atlantic. Il primo studio, pubblicato sulla rivista di sessuologia Archives of Sexual Behavior: secondo un campione di 223 uomini statunitensi e 309 indiani al quale sono state mostrate immagini di uomini barbuti e glabri, «quelli con la barba sono stati votati, in modo significativamente maggiore rispetto a quelli rasati, come caratterizzati da opinioni sessiste».
Ecco poi lo studio di una politologa americana: cosa succede quando si mostra a un gruppo di studenti una serie di fotografie di uomini politici americani con la barba abbinate a immagini di politici senza barba? Anche se gli abbinamenti – i ragazzi però non lo sapevano – erano stati fatti tra politici dalle posizioni quasi identiche, alla domanda «quale dei due è meno favorevole alle istanze delle donne?» c’era quasi sempre la stessa risposta: il politico barbuto. Quegli uomini con la barba venivano percepiti dal campione dello studio voluto dalla professoressa di Scienze Politiche Rebekah Herrick della Oklahoma State University come «più mascolini», «meno favorevoli ai temi importanti per le donne», con quelli glabri regolarmente visti come più vicini alle istanze femministe. Un altro risultato interessante dello studio: anche se i politici barbuti risultavano più mascolini e meno femministi, alla domanda su chi fosse più propenso a optare per l’uso della forza in caso di conflitto internazionale, non c’era una chiara predominanza dei barbuti. Più maschi, più maschilisti, ma non guerrafondai.
Questa potrebbe essere una delle ragioni per le quali da quando (1920) negli Stati Uniti c’è il suffragio universale, le barbe dei politici – un tempo onnipresenti – sono rapidamente sparite, per non fare praticamente più ritorno a parte casi immediatamente considerati clamorosi. Paul Ryan, speaker repubblicano della Camera ed ex candidato alla vicepresidenza con Mitt Romney nel 2012, si è fatto crescere la barba – erano 90 anni che l’America non aveva uno speaker barbuto, l’ultimo presidente dal volto non rasato è stato William Howard Taft 103 anni fa. Molti repubblicani criticano Ryan per il look (lo vorrebbero sbarbato), la rivista conservatrice National Review gli ha chiesto di radersi e c’è chi, nella base del partito, ha fatto immancabilmente notare che la barba sarebbe «da musulmano».
Il vicepresidente americano Al Gore si lasciò crescere la barba dopo la controversa sconfitta elettorale del 2000 contro George W. Bush e venne malamente schernito dai media – la rinuncia al rasoio considerata come un sintomo di depressione, curiosamente lo stesso destino toccato a David Letterman, pensionato dalla Cbs che si è subito fatto crescere la barba attirando ironie on line e sui media tradizionali.
Perfino Jack Dorsey, fondatore di Twitter da poco tornato al timone della sua creatura, qualche mese fa è apparso in tv con un’insolita «barba alla Lincoln» molto lunga sul mento, look ottocentesco attualmente molto popolare tra gli uomini delle aziende «tech» della Silicon Valley, e la madre – via Twitter – gli ha chiesto di radersi.