Corriere della Sera, 3 gennaio 2016
Una quarta donna è morta di parto. Eppure siamo, per la maternità, uno dei paesi più affidabili
ROMA Prepararsi alla gioia di veder nascere la propria bambina e morire assieme a lei durante il parto. Può succedere anche in Italia – che l’Organizzazione mondiale della Sanità considera, con Gran Bretagna e Francia, come uno dei Paesi più affidabili e sicuri nell’assistenza alla maternità —: dieci casi ogni cento mila bimbi nati, evento raro, sottolineano gli epidemiologi. Fredda statistica che non attenua il turbamento per la storia di Giovanna Lazzari: la giovane donna, 30 anni, avrebbe completato la gravidanza a fine gennaio. Invece se ne è andata la notte del 31 dicembre con la sua piccola dopo essere arrivata al pronto soccorso degli Spedali Civili di Brescia con febbre alta e gastroenterite. Il marito ora accusa: «È stata trascurata». Eppure la gestazione procedeva in modo normale, niente faceva presagire complicanze. La magistratura ha aperto un’inchiesta.
Gli ispettori del ministero della Salute sono attesi a Brescia per raccogliere la documentazione e avviare un’indagine sanitaria. Andranno anche a Bassano del Grappa, dove è morta in circostanze da chiarire Marta Lazzarin, e poi a San Bonifacio-Verona per occuparsi di un’altra vittima, Anna Massignan. Nei giorni scorsi si erano recati al Sant’Anna di Torino per un altro evento drammatico: la morte di Angela Nesta e della sua piccola dovuta, secondo la direzione sanitaria dell’ospedale, a una complicanza rarissima e imprevedibile. Alle quattro storie se ne aggiunge una quinta che però non riguarda il parto. A Foggia una ragazza incinta al nono mese si è sentita male ed è spirata in casa. I medici non hanno potuto fare nulla per salvarla.
La casualità ha voluto che le quattro situazioni si siano verificate in un arco di tempo molto ristretto. Dunque è difficile adesso non allarmarsi e, soprattutto, convincere le mamme in attesa a stare serene. «Escluderei la mancanza di attenzione di medici e infermieri – commenta il direttore della ginecologia e ostetricia del policlinico Gemelli di Roma, Giovanni Scambia —. In Italia c’è anzi un eccesso di medicalizzazione».
La ministra Lorenzin ha istituito una task force con la volontà di trarre elementi di correzione. È composta da dirigenti del ministero e dell’Agenzia servizi sanitari regionali (Agenas), carabinieri del nucleo antisofisticazioni (Nas) e rappresentanti delle Regioni. Lorenzin, neomamma, è particolarmente sensibile al tema della tutela della maternità: «Bisogna capire se sono state rispettate le procedure e se alla base esistono difetti organizzativi. Ci preme individuare gli errori e prevenire altre tragedie. È una delle priorità».
«Purtroppo questo è un problema che non possiamo considerare appartenente al passato. Ma non bisogna creare allarmismi. Stiamo lavorando per migliorare il percorso delle nascite e tutelare la salute di mamma e bambino», afferma Serena Donati, responsabile del sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità, creato per raccogliere le segnalazioni di eventi avversi in ospedali e cliniche. Tra il 2013 e il 2014 il parto è stato fatale per 39 donne, prima causa le emorragie. Inizialmente la rete ha inglobato sei regioni, da quest’anno il sistema arriverà a coprire il 70% del territorio nazionale. Una volta individuata una causa ricorrente si interviene sugli operatori di ostetricia (corsi di formazione, linee guida). Si riuscirà ad azzerare le morti? «Non tutte. Solo la metà sono prevenibili».