Corriere della Sera, 3 gennaio 2016
La trasparenza in banca e il fallimento dell’operazione Patti Chiari
E se «il foglietto con le due, tre cose chiare» che il risparmiatore deve sapere per non fare investimenti incauti, di cui ha parlato il premier Matteo Renzi nella conferenza stampa di fine d’anno, fosse prodotto dalle banche stesse? Magari in aggiunta o accanto al complicatissimo «prospetto informativo» di decine e decine di pagine che segue le regole dettate dalle direttive europee? L’idea sembrerebbe buona, peccato sia stata già percorsa con esiti disastrosi.
Pochi lo ricordano, ma nel 2003, all’indomani dei crac Cirio, Parmalat e lo scandalo dei Tango bond, la sfiducia nei confronti della banche era anche maggiore di oggi. Per recuperare, almeno sul piano dell’immagine, gli istituti di credito lanciarono allora in pompa magna l’operazione «Patti Chiari». L’Abi, associazione bancaria italiana, aprì anche un sito dove a un certo punto vennero elencati tutti i titoli «a basso rischio
di rendimento», quelli col «bollino blu» insomma, una lista di ben 1.002 prodotti, per dare un’informazione immediatamente riconoscibile al risparmiatore ed evitargli di prendere rischi impropri. L’iniziativa sembrava così utile che nel 2005, all’inizio dell’estate, il consorzio Patti Chiari decise perfino di mandare 4 camper in giro per l’Italia («attraverseranno 250 città») a spiegare la novità direttamente ai cittadini, compresi quelli in vacanza al mare e in montagna.
Solo che l’operazione naufragò clamorosamente nel settembre del 2008 quando, mentre Lehman Brothers si avviava al fallimento, dando il via alla più grande recessione del Dopoguerra, sul sito di Patti Chiari i titoli della banca d’affari americana erano tra quelli considerati sicuri, insieme a molti altri poi travolti dalla crisi. Nessuno poteva prevederlo, si dirà. Ma numerosi risparmiatori, sostenuti dalle associazioni dei consumatori, fecero causa e il 2 febbraio 2015 è arrivata la prima sentenza con la quale il tribunale di Cuneo ha condannato il consorzio Patti Chiari, insieme alla banca che aveva venduto i titoli, a risarcire più di 80 mila euro a un risparmiatore che aveva investito in obbligazioni Lehman Brothers.
Il consorzio tentò il rilancio nel 2009, riformando lo statuto e coinvolgendo le stesse associazioni dei consumatori negli organi di controllo, ma Patti Chiari non si è più ripreso. E oggi chi va sul sito al massimo viene rinviato a www.comparaconti.it per confrontare, più modestamente, i conti correnti.