La Stampa, 2 gennaio 2016
A proposito del contromessaggio alla nazione del fantasma Beppe Grillo
«Sono un fantasma» ha detto di sé Beppe Grillo nel contromessaggio alla nazione e nonostante pochi mesi fa avesse assicurato: «Non sono morto». Erano già morti, invece, Dio, il Paese, lo stato di diritto, la Repubblica, la legge elettorale, la giustizia, la classe politica, i partiti, i sindacati, il mercato interno, fino al digitale terrestre – secondo i necrologi pronunciati nel tempo dal grande portavoce dei Cinque stelle. Si dice necrofilia ma non lo è, la necrofilia presuppone una devianza sessuale, invece in Grillo parrebbe un istinto, una predisposizione dello spirito, una variante macabra della comicità applicata alla politica: Silvio Berlusconi «è morto», «il nano è morto», «è un’anima morta», «è morto con le sue televisioni», Berlusconi e Matteo Renzi «sono morti», perché «Renzi resuscita un morto come Berlusconi e poi fa una legge elettorale con il morto», Roberto Benigni «è morto tanto tempo fa», la «Lega è morta», i «talk show sono morti», Sergio Chiamparino e Piero Fassino «sono morti», Fassino è anche una «mummia egizia di Torino» e Berlusconi è «la mummia di Tutankamon» oppure «come la mummia di Lenin».
La metafora funebre è un’attrazione quotidiana e un esercizio a campo aperto, si comincia con «il centrosinistra è morto», con la «sinistra è morta con Berlinguer», con la previsione di un anno fa: «Nel 2015 qualsiasi governo vada su è già morto». Si prosegue in complessità, Ignazio Marino è «un morto che cammina» (ed è «dead Marino walking», uno «zombie»), Pierluigi Bersani è «un morto che parla», «un morto vivente» (ed è «mummia», «vampiro», pure lui «zombie» e poi «necroforo», è «il leader del camposanto»). Uno muore davvero, ed è Giorgio Faletti, e sul blog di Grillo si ipotizza sia «morto il Giorgio sbagliato», con allusione a Giorgio Napolitano. Avanti così e «faremo le leggi sul marciapiede perché questo Parlamento è morto», il Parlamento «è una tomba maleodorante», l’«Europarlamento è «il cimitero dei lestofanti» e «Roma è il cimitero della democrazia». A proposito di cimitero, la rima baciata «Fornero al cimitero» compare sul blog di Grillo poco prima della pubblicazione di un Mario Monti, cioè «Rigor Montis», dentro una bara. L’ecatombe coinvolge il 25 Aprile «morto nella nomina a presidente del Consiglio di un membro del Bilderberg», cioè Enrico Letta. «Morto» Letta, «morti viventi» tutti quelli che hanno votato Sergio Mattarella, gli altri sono «quasi morti», sono una combriccola di «traghettati dall’aldilà» che «discutono delle loro esequie» e i giornalisti che continuano a occuparsi di casta («è morta») sono «medium che resuscitano i morti».
Pertanto: «Non chiedetemi dei morti», specialmente i cronisti della Rai perché «la Rai è morta», alla Rai «sono salme», le «elezioni sono argomento da salme», quelli che non votano cinque stelle «fanno onoranze funebri», quelli che si occupano di elezioni e di politica in genere sono «tutti zombie, sono il passato, sono polvere», sono «persone che arrivano dall’aldilà», sono «vigliacchi a cui daremo l’estrema unzione», sono «fantasmi», in particolare Renzi «è un fantasma» e l’euro è «uno spettro». È un po’ fantasma anche Grillo, secondo il contromessaggio del 31 dicembre. Ma dall’altra parte c’era Mattarella, e nell’avvicendamento si è già notato il passaggio dai «moniti di Napolitano» («morto») alle «estreme unzioni di Mattarella» abbastanza «morto» anche lui).