Corriere della Sera, 2 gennaio 2016
Come punire i terroristi?
Il progressista Hollande, preso dalla paura del terrorismo, sta iniziando una lenta ma sicura marcia verso Le Pen (sino a ieri la destra peggiore). Se
in Francia non bastava la chiusura delle frontiere (vedi Ventimiglia), Calais (qualche morto) e, dopo i fatti di Parigi, una dura repressione con i corpi speciali di nerovestiti e bardati come «fantapoliziotti» (preventiva intelligence....poca ), oggi si aggiunge la possibilità della revoca della cittadinanza ai cittadini francesi in odore di terrorismo. Valls, primo ministro, parla come Salvini: forse più elegante nella grisaglia presidenziale, ma con le stesse proposte anche sul possibile bombardamento dei campi libici. A noi italiani duramente toccati da una immigrazione non controllata (l’Europa ci ha bacchettati), non resta che, mogi mogi, mostrare a chiacchere i muscoli. Ma che Matteo Salvini, al di là delle invettive esasperate, abbia visto giusto?
Luciano Cantaluppi
l_cantaluppi@tiscali.it
Caro Cantaluppi,
A me sembra che le misure adottate dal governo di Manuel Valls, dopo gli attentati del 13 novembre, abbiano dimostrato l’efficienza dello Stato francese e la sua capacità di rispondere rapidamente alla minaccia terroristica dell’islamismo radicale. Sulla revoca della cittadinanza vi sarebbero stati ripensamenti, ma esistono precedenti in altre democrazie. Fu adottata dal governo del Regno Unito nel 1950 quando un fisico di origine tedesca, naturalizzato britannico negli anni precedenti, confessò di avere dato informazioni segrete ai servizi sovietici. Si chiamava Klaus Fuchs, era fuggito dalla Germania dopo l’incendio del Reichstag nel 1933, aveva completato gli studi in Inghilterra e partecipato negli Stati Uniti ai lavori del Progetto Manhattan per la costruzione della prima bomba atomica. Fu condannato a 14 anni di prigione e un atto parlamentare lo privò del passaporto britannico. Furono revoche di cittadinanza anche le «restituzioni» all’Italia, dopo la Seconda guerra mondiale, di Lucky Luciano e altri gangster americani di origine italiana.
Nel caso francese il provvedimento sarebbe ancora più giustificabile. Dopo la fine del suo impero coloniale, la Francia ha dato prova, con i suoi ex sudditi, di una grande liberalità. Ha fissato termini brevi per la concessione della cittadinanza (cinque anni di residenza), ha autorizzato i ricongiungimenti familiari, ha favorito la nascita di una comunità arabo-musulmana che ammonta oggi a circa sei milioni di persone. Sarebbe davvero ingiusto revocare la cittadinanza di una persona che ha «ripagato» il suo nuovo Paese partecipando ad attentati come quelli del 13 novembre e ha comunque in tasca un altro passaporto? È evidente che, nel caso delle misure di sicurezza da adottare contro il terrorismo, Hollande ha agito ha agito con fermezza anche per evitare che il Fronte nazionale di Marine Le Pen si impadronisca della vicenda e ne faccia uno spregiudicato uso elettorale. Ma questa, caro Cantaluppi, è la democrazia. Quanti altri governi europei, in questi giorni, combattono il populismo adottando, almeno in parte, il suo linguaggio?