Corriere della Sera, 2 gennaio 2016
A George Lucas il nuovo Star Wars non piace nemmeno un po’
Da una parte ci sono gli incassi, spaventosi: in meno di due settimane Star Wars – Il Risveglio della Forza, settimo film della saga di Guerre Stellari e primo della trilogia sequel è già arrivato a quota 1,293 miliardi di dollari (circa 1,190 miliardi di euro), ottavo miglior risultato di sempre al botteghino anche se siamo solo ai primi passi di quella che di certo sarà una maratona di diverse settimane nelle sale. Numeri stellari a cui si deve aggiungere la Star Wars mania che pare aver contagiato il mondo intero (merito anche di un marketing mai così imponente), Hillary Clinton compresa che ha chiuso un serissimo dibattito in diretta tv con quel «che la forza sia con voi» familiare anche a chi non ha mai visto un film della saga. Ma a guastare l’epico trionfo, questa volta in una galassia vicina vicina, si sono rincorse polemiche e frecciate detonate alla fine in una solenne bocciatura: quella di George Lucas, che dell’universo di Guerre Stellari è poi il demiurgo. Intervistato dal giornalista Charlie Rose, parlando dell’affare da 4 miliardi di dollari che lo ha portato nel 2012 a cedere alla Disney i diritti del mondo che aveva inventato, ha detto di aver venduto i suoi «figli» (tradotto, i film della saga) «agli schiavisti bianchi» (tradotto, la Disney).
E se il messaggio non fosse stato abbastanza chiaro, il regista ha aggiunto una netta stroncatura de Il risveglio della forza : «Hanno voluto fare un film retrò. Non mi piace. Ho lavorato duramente per realizzare ogni film in modo diverso, per renderlo sempre nuovo». Sarebbe stato disponibile a farlo anche questa volta, ma «non erano propensi a coinvolgermi. Se fossi stato presente, però, avrei causato problemi, perché non avrebbero realizzato quello che volevo». Ventiquattro ore di siti impazziti che riportavano l’intervista e sono arrivate le scuse del regista per il paragone azzardato. Ma non per l’accusa di aver fatto un sequel già visto.
Non si sa se i paragoni con il passato abbiano fatto male al nuovo regista, J.J. Abrams, ma di certo hanno ferito la dolce principessa Leila (anche se nell’adattamento italiano è ora tornata al suo nome originale, Leia). Dopo averla rivista al cinema, passati 32 anni dall’ultima volta, i fan si sono lanciati sul web nei soliti, arguti, commenti su quanto sia invecchiata male l’eroina che probabilmente tanti anni prima li aveva fatti innamorare.
«Smettete di discutere su come sono invecchiata, mi fate male», ha risposto su Twitter l’attrice, rivolgendo lei stessa una domanda – «Perché Harrison Ford (che interpreta Ian Solo) e Mark Hamill (Luke Skywalker) non hanno ricevuto lo stesso trattamento?» – e aggiungendo quello che forse a Hollywood non è poi così ovvio: «Età e bellezza non sono riconoscimenti da ottenere, sono i prodotti effimeri di tempo e Dna». Un po’ come il colore della pelle. Eppure diversi insulti sono stati indirizzati anche a John Boyega, attore inglese di origini nigeriane, giovane protagonista con Daisy Ridley di questo nuovo capitolo della soap opera intergalattica. «Sono commenti non necessari», aveva smorzato lui con spirito british. Ma poi sono uscite le locandine del film: il suo meritato primo piano è stato visto ovunque nel mondo, ma non in Cina, dove la produzione ha deciso di rimpicciolire il suo viso, retrocedendolo forse nel tentativo di allinearsi ai gusti «classici» del pubblico cinese.
C’è di buono che dopo un successo di queste dimensioni e una tale botta di celebrità conquistata a colpi di spada laser, Boyega probabilmente deciderà come e su quali locandine apparire per i prossimi anni. La forza è con lui.