Grazia, 24 dicembre 2015
Assolo per due. Laura Morante e la figlia Eugenia Costantini insieme al cinema
Roma, quartiere Parioli, una sera di dicembre. Un salotto coloratissimo, caldo e disordinato. «Ho cucinato gli gnocchi, ceni con noi?», domanda l’attrice Laura Morante, 59, affacciandosi in giardino. «Quasi quasi...», risponde la figlia Eugenia Costantini, 31, anche lei attrice, emergendo dalla dépendance in cui abita da qualche mese. «Il lavoro non dà sicurezza, per ora non posso permettermi una casa mia e dopo aver vissuto un po’ da sola sono tornata dalla mamma. Ma sono indipendente, riusciamo a non vederci per giorni», mi spiega la ragazza che Laura ha avuto dal regista Daniele Costantini. Rientra Francesco Giammatteo, il marito di Morante, con Stiopa, il bambino adottato dalla coppia nel 2011. In questo allegro quadro familiare, ulteriormente vivacizzato dai tre cani che fanno le feste anche a me, manca solo la musicista Agnese, la figlia 27enne che l’attrice ha avuto dall’ex compagno francese Georges Claisse: è a Cuneo, dove studia batteria jazz.
Dalla cucina provengono aromi invitanti, la cena è quasi pronta ma prima di lasciarle andare a tavola catturo Laura ed Eugenia. Hanno girato insieme Assolo, il nuovo film diretto e interpretato da Morante e da lei sceneggiato proprio con Costantini. Sarà nelle sale il 5 gennaio e l’11 Grazia e l’azienda di prodotti cosmetici Lierac hanno organizzato una proiezione speciale per le lettrici del nostro giornale. Nelle foto di questo servizio, le prime scattate insieme, mamma e figlia appaiono belle, complici e divertite. Scoprirò che lo sono anche nella vita. In Assolo, una commedia dai dialoghi scoppiettanti alla Woody Allen (e seconda regia di Morante, dopo il riuscito Ciliegine), interpretano invece suocera e nuora. Protagonista è infatti una 50enne fragile e insicura che, dopo una serie di fallimenti sentimentali (due matrimoni finiti con un divorzio, la chiusura della burrascosa relazione con un tipo sposato), impara con l’aiuto della psicoanalisi a conquistare l’autonomia dagli uomini e dal giudizio degli altri. Per il momento, però, teme quello della fidanzata del figlio che, nella sua immaginazione, la considera “pesante”. C’è molta autoironia nel film, interpretato anche da Francesco Pannofino, Gigio Alberti, Lambert Wilson, Piera Degli Esposti, Marco Giallini, Angela Finocchiaro, Donatella Finocchiaro, Giovanni Anzaldo, Filippo Tirabassi. Conoscendo Laura da anni, mi viene il sospetto che sia un filo autobiografico.
«Ma no, il mio personaggio è un caso limite», mi risponde l’attrice e regista ridendo. «Ha molti più complessi di me». Sguardo affettuoso-protettivo di Eugenia, occhi verdi e fìsico scattante: «Mamma è una donna spiritosa. Non è la prima volta che ci ritroviamo sullo stesso set: insieme avevamo già girato un film mai uscito in sala, L’età d’oro di Emanuela Piovano. Questa volta abbiamo un’unica scena in comune, ma è molto divertente».
Laura, avvolgendosi in un ampio maglione, mi racconta di aver pensato di scritturare la figlia dal primo momento. «Mi piace molto come attrice: è spavalda, ironica, ha un accento romanesco perfetto per il ruolo di mia nuora». Eugenia mi rivela: «Ancora prima che me lo chiedesse sentivo che avrei lavorato con lei, so che apprezza il mio umorismo». E una volta sul set avete scoperto qualcosa d’inaspettato luna dell’altra? «Quando fa la regista, mamma è fin troppo educata, non s’impone con la forza e a volte rischia di apparire remissiva», s’infervora la figlia. «Sul lavoro è molto più calma che a casa. E ha le idee chiare, mentre nella vita è sempre dubbiosa». Tocca a Laura: «Non ho scoperto nulla che non sapessi già. A cominciare dal rigore di Eugenia: è un’attrice serissima e ha preparato la sua parte in modo impeccabile. All’inizio della carriera io ero più sciagurata».
Mentre le ascolto parlare d’amore e d’accordo («Mamma, dovresti fumare di meno»: «Eugenia.
dimmi che cosa pensi di questo dialogo»), mi pare impossibile immaginarle in conflitto. Possibile, domando, che non abbiate litigato nemmeno quando Eugenia era adolescente? «Ci siamo scontrate, altroché», mi risponde Morante. «Ma poi, nei momenti difficili della vita, mia figlia è sempre stata dalla mia parte». Interviene la giovane attrice: «Sono un’impulsiva e non soltanto in famiglia. Per me la vita è tempesta». Viva la sincerità. E chissà quanto sarà diffìcile, visto che ha scelto lo stesso mestiere, confrontarsi in famiglia con un mostro sacro del cinema. «Per me “la Morante” non esiste, è solo mia madre. Ma mi riesce impossibile dimenticare il suo talento e il suo prestigio internazionale: sono gli altri a ricordarmelo in continuazione, invidio la libertà di chi non è figlio d’arte. Comunque non mi sento in competizione con lei. Siamo diverse, ma proprio per questo adoriamo collaborare».
Laura chiede il permesso alla figlia di accendersi una sigaretta, poi mi spiega: «Ho capito che Eugenia avrebbe fatto l’attrice molto prima di lei. Ma non l’ho spinta. Quando ha deciso di recitare le ho detto soltanto: fregatene della mia presenza, vai avanti per la tua strada. Il segreto del nostro mestiere è non prendersi sul serio, ma lavorare seriamente. Il cinema non è tutto, nella vita ci sono mille altre cose belle». La ragazza la guarda intenerita. «Mi ero iscritta alla facoltà di Filosofia e prima di approdare sul set ho fatto mille lavoretti senza riuscire a combinare molto», mi racconta. «Ma tutto, fatalmente, mi riportava al cinema. Poi, quattro anni fa, ho vinto una borsa di studio per studiare recitazione a New York e la mia vita è cambiata per sempre».
Il curriculum della giovane attrice è di tutto rispetto: ha lavorato in Italia e in Francia con i registi Abbas Kiarostami, Giovanni Veronesi, i fratelli Taviani. Ha fatto teatro e fiction di qualità, come Boris e R.I.S. Ma la sua formazione è stata diversa da quella della mamma.«Io mi sono formata in provincia (è cresciuta a Santa Fiora, vicino a Grosseto, ndr), leggendo i libri e considerando il cinema un’arte secondaria, Eugenia invece è un’accanita cinefila», mi spiega Laura, che il 14 gennaio riceverà a Roma il Premio Afrodite per la regia. E sul piano privato? Sono curiosa di sapere se tra le due c’è confidenza. «Non amo invadere i suoi spazi, i genitori non dovrebbero immischiarsi nelle faccende di cuore dei figli», mi assicura Morante. «Mi sono rivolta alla mamma solo quando ero in difficoltà», confessa Eugenia, che attualmente ha un fidanzato, ma è talmente gelosa della sua privacy da non volerne rivelare il nome «nemmeno sotto tortura». Figuriamoci se frequenta i social: «Non fa per me condividere la mia intimità con il mondo», mi spiega la ragazza, e la madre aggiunge intenerita: «Conosco il suo ragazzo, naturalmente, e mi sta simpatico. Ma non mi chieda di più, altrimenti la bambina si arrabbia». Me lo chiede con due occhi talmente dolci che desisto.
C’è un momento in cui tutti i figli considerano il lavoro dei genitori, specie se famosi, come un antagonista. È capitato anche a Eugenia? «Certo, ma è normale. Da piccola sarei stata gelosa anche se mia madre avesse fatto un mestiere diverso», mi risponde la giovane attrice. Laura ricorda i sensi di colpa per le sue assenze e «le terribili insonnie» che accompagnavano le tournée teatrali in cui stava lontana dalle bambine: «Ma non avevo scelta, dovevo mantenere la famiglia». Le piacerebbe arrivare a 50 anni come la mamma? «Ci metterei la firma!», esclama Eugenia. «Alla sua età vorrei essere bella, giovane e in forma proprio come lei». Laura sorride: «Ti ringrazio, ma ti esorto a diversificare il tuo lavoro molto prima di me: scrivi sceneggiature, dirigi film! Dopo un po’ fare l’attrice non ti basterà più e se non t’inventi qualcosa sei destinata a soffrire». La figlia mi dice di sognare una carriera di qualità, non solo italiana: «Vorrei conquistarmi l’indipendenza anche se non è facile, per questo faccio teatro e cerco di lavorare anche all’estero. Tornerò a New York per sostenere alcuni provini in attesa di un grande ruolo». La mamma la incoraggia: «Bravissima, intanto hai fatto bene a recitare ne La dodicesima notte con Carlo Cecchi: è uno spettacolo meraviglioso e per te una scuola di alto livello. Bisogna sempre migliorarsi». Francesco e Stiopa fanno capolino, è ora di andare a tavola. Colgo l’ultimo sguardo d’intesa tra Laura ed Eugenia: non vedo la musa dei grandi registi come Nanni Moretti o Alain Resnais e l’emergente del cinema, ma una madre e una figlia. Legate da un rapporto così solido che non ha bisogno di troppe parole e le porterà a fare altre cose insieme.