La Stampa, 31 dicembre 2015
Il traffico automobilistico c’entra poco con l’inquinamento urbano
«A molti probabilmente sembrerà strano, ma l’aria che respiriamo oggi è molto meno inquinata rispetto a quella che respiravamo 50 o 70 anni fa, quando circolavano meno auto. Questo perché non è il traffico delle automobili ad aver aumentato le concentrazioni di Pm10, ma una serie di concause di diverse». A suggerire una nuova prospettiva al problema smog, di cui si sta discutendo molto in questi giorni, è Ivo Allegrini, esperto di ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche.
Se in passato c’era meno traffico come è possibile che oggi ci sia meno smog?
«Perché l’inquinamento atmosferico non è solo collegato al numero di automobili che circolano. Prima di tutto i motori delle automobili e i combustibili usati oggi sono meno inquinanti rispetto a quelli del passato. Poi bisogna considerare che ci sono molte altri fonti di inquinamento che in passato erano certamente più importanti e che, oggi, si sono significativamente ridotte. Alcune sono addirittura sparite».
A quali fonti di inquinamento si riferisce?
«In generale, si sono ridotte le concentrazioni di quasi tutti gli inquinanti. Mentre, ad esempio, il biossido di zolfo, prodotto in passato dai vecchi combustibili, oggi è praticamente sparito. Se infatti negli Anni 80 a Milano le concentrazioni di biossido di zolfo erano pari a 400 microgrammi per metro cubo, oggi sono 5-10 microgrammi per metro cubo. Anche il particolato: negli anni Ottanta le concentrazioni medie all’anno era pari a 160 microgrammi per metro cubo, nel 2000 invece raggiungevano mediamente i 60 microgrammi per metro cubo. In particolare, se negli Anni 80 il Pm10 a Milano era in pari a 50 microgrammi per metro cubo, oggi arriva in media a 40 microgrammi per metro cubo».
Quali sono le fonti di inquinamento oggi, oltre al traffico?
«Le altre sorgenti sono: l’inquinamento di fondo, cioè quello che arriva dalle masse d’aria che provengono dall’Atlantico; la combustione incontrollata di sterpaglie, fogliame, scarti agricoli, pellet, ecc; i mezzi e i fertilizzanti utilizzati in agricoltura; il riscaldamento delle case e l’industria».
Quindi non serve a nulla bloccare le automobili e limitare la loro circolazione?
«Non è servito a nulla in passato e non serve a nulla oggi. Nel 1993 in un giorno in cui è stato bloccato il traffico a Milano abbiamo misurato una concentrazione di Pm10 pari a 650 microgrammi per metro cubo. Insomma un livello elevatissimo che non ha risentito per nulla del blocco delle automobili».
In che misura contribuiscono le varie fonti di inquinamento alle concentrazioni di smog?
«Il traffico contribuisce per un 35%, ma non localmente. Nel senso che il traffico, fatto da automobili private e mezzi pubblici, contribuisce a livello più ampio: ad esempio molto in Val Padana, piuttosto che singolarmente a Milano. Se dovessimo infatti etichettare le particelle che compongono il Pm10 presente a Milano in base alla provenienza, allora ci renderemmo conto che molte di queste particelle provengono da altre città, come Torino o Ferrara. Un 30% per cento di inquinamento atmosferico è invece attribuibile alle combustioni incontrollate, un 20% al riscaldamento delle abitazioni e un 15% alle industrie. Per quanto riguarda invece il particolato sono due le fonti di provenienza, quelle primarie e quelle secondarie. Le prime, che contribuiscono per il 30%, sono le emissioni dirette di materiale particolato in atmosfera. Le seconde, che contribuiscono per l’80%, sono quelle che si creano in atmosfera con delle vere e proprie reazioni chimiche».
Se bloccare le automobili non serve niente, allora cosa si può fare per uscire da questa situazione d’emergenza?
«Si uscirà da questa situazione particolare non appena terminerà questa serie anomala di giornate belle. Invece, per ridurre in generale l’inquinamento atmosferico c’è bisogno di un piano strategico pluriennale che coinvolga tutte le fonti di inquinamento e non solo il traffico».