Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 31 Giovedì calendario

I cinesi e le pellicce sintetiche. Una lezione all’Occidente

Proprio l’ultimo giorno dell’anno dobbiamo ammettere che la Cina ormai ci sta sopravanzando su tutto, in particolare nel business, nel management, non parliamo del marketing. Mentre noi ci stiamo raccontando, con molto impegno e tanto sussiego, bugie di ogni tipo, loro lavorano, intraprendono, guadagnano quote di mercato, in ogni tipologia di prodotto/mercato.
In questo mese, senza combinare nulla, come al solito, ci siamo trastullati con il clima, con lo smog. Diamo la colpa alle auto, quando sappiamo che la colpa è del riscaldamento degli edifici pubblici e privati, delle industrie, dell’acqua calda, dei bus pubblici fatiscenti, dello standard di vita che ci stiamo concedendo, pur non avendone i mezzi.
Pure la Scienza (con la S maiuscola) ci gabba. Se dessimo retta ai suoi sofisticatissimi strumenti dovremmo concludere che “le auto con le targhe dispari inquinano più di quelle pari”. Neppure un Sindaco della stazza di Pisapia poteva immaginarlo, adesso che farà? Se segue la Scienza dovrebbe far spegnere tutti i termosifoni, lasciare nelle rimesse i bus, permettere alle sole auto con targhe pari di circolare. La fine del mondo. D’altra parte, Bergoglio, che dalla fine del mondo proviene, in tempi non sospetti l’aveva detto: «La società, corrotta, spuzza». E non c’è dubbio che il piemontesismo «spusa» trasportato nel barrio di Baires ed italianizzato in «spuzza» è il verbo giusto per rendere al meglio lo sgradevole odore delle polveri sottili. I nostri vicini svizzeri questo problema l’hanno risolto 50 anni fa: un mix fra energia idroelettrica e nucleare (sì, nucleare), emissioni zero, poi ci sono le emissioni delle auto.
Torniamo ai cinesi. Hanno avuto un’intuizione di marketing straordinaria. Le donne (e gli uomini) occidentali amano le pellicce ma, stante il politicamente corretto che ormai è entrato in ogni loro poro, sono costrette a indossare orrende pellicce sintetiche: questo non è sesso, ma onanismo da caserma, immagino si dicano in segreto. Allora che fa il management cinese? Punta su pellicce di animali veri, vendute come sintetiche (“guarda, sembrano vere”), al prezzo delle sintetiche. Così noi facciamo sesso vero, pensando di dedicarci a quello solitario. Curioso.
Hanno pure previsto una gamma completa dell’offerta, con prezzi bassi-medi-alti, a seconda che si tratti di cani, o procioni, o volpi.Gli svizzeri se ne sono accorti, l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e veterinaria, con la sua portavoce, Nathalie Rochat, ha anche spiegato l’arcano. Il full cost di una pelliccia vera prodotta in Cina è inferiore a quello di una sintetica prodotta in Europa: tutto qua, discorso chiuso. Cosa saranno capaci di fare questi birbanti di cinesi quando si libereranno dell’art. 18 e ci avranno copiato, cinesizzandolo, il nostro Jobs Act? Non oso immaginarlo.