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 2015  dicembre 31 Giovedì calendario

Malagò fa il punto sullo sport italiano: il flop dell’atletica, le frasi imbarazzanti di Tavecchio, il doping, le Olimpiadi e il Locri minacciato dalla mafia

Presidente Malagò, il 2016 sarà soprattutto Rio. A quante medaglie olimpiche è pronto a rinunciare pur di vedere, magari proprio a Roma 2024, un’Italia forte come l’Inghilterra di Londra 2012 (noi 28 medaglie, gli inglesi 65)?
«Nel programma presentato quando venni eletto dissi che non avrei voluto essere giudicato solo per le medaglie vinte ogni quattro anni. E che non mi sarei sentito migliore o peggiore di chi mi aveva preceduto se sotto la mia gestione ne avessimo conquistate una in più o 5 o 10 in meno. E spiegai il perché: avrei interpretato il ruolo del Coni in modo diverso, diciamo sconfinando...».
Dove?
«Nello sport a scuola. Ogni settimana sono in giro per l’Italia a parlare coi ragazzi. Dagli ambienti sportivi vengo criticato per questo. Mi dicono occupati di più di far vincere medaglie e fregatene di ciò che è di competenza dello Stato. Ma non posso. A chi mi accusa rispondo che avrò fatto bene il mio mestiere solo se sarò riuscito a preparare meglio i giovani del futuro».
Dopo quasi tre anni ritiene di esserci riuscito?
«Abbiamo ridotto del 2% la sedentarietà dei ragazzi e di 2 punti sovrappeso e obesità».
Come?
«Con una formidabile presenza sul territorio. Cambiando ruolo e coinvolgendo i presidenti regionali. E con aziende private che ci supportano. Lottomatica voleva investire su di noi, io le ho detto non su di noi, ma sui ragazzi a scuola. Anziché destinare quei fondi a qualche associazione sportiva che magari avrebbe prodotto il potenziale campione, ho preferito alcune zone degradate: dallo Zen di Palermo, a Quarto Oggiaro a Milano. Preparando tecnici, comprando tabelloni del basket, sistemando docce e riscaldamenti. Questo spinge i ragazzini a fare sport, così il fiume ricomincia a scorrere, così la sedentarietà si riduce. E questo incide sulla spesa sanitaria: ad ogni punto percentuale corrisponde un risparmio di 200 milioni. E così il governo, di qualsiasi colore esso sia, può considerare il Coni il suo strumento per migliorare la vita degli italiani».
Intanto alle elementari le maestre seguono i ragazzi anche in educazione fisica.
«Vero, il nostro sistema scolastico è carente nell’offerta sportiva. Uno: servono almeno 4 ore di sport a settimana. Due: il governo deve trovare risorse per mettere in condizione persone competenti di preparare le nuove generazioni. Pensate a che cosa sarebbe l’Italia nello sport se i nostri bambini non iniziassero la loro vita sportiva con questo zaino di carenze e colpe passate sulle spalle... Potenzialmente siamo un colosso: una delle poche nazioni capace di vincere medaglie nel canottaggio come nella scherma...».
Ma non nell’atletica. Che è la regina delle Olimpiadi. Che ogni sua medaglia vale doppio. Senza offesa per la scherma...
«L’atletica è la ferita più grande. Siamo ripartiti da zero. Ora dovremo capire se Rio 2016 sarà la conclusione di un periodo negativo o l’inizio di uno positivo. Spero nel secondo. Magari ci scappa qualche medaglia».
Però nessuna agli ultimi mondiali. Di un Mennea o una Simeoni neanche l’ombra all’orizzonte...
«Non cerco alibi, ma va detto: nell’epoca d’oro della nostra atletica c’erano anche meno nazioni in gara. Detto ciò, dopo Rio l’atletica italiana dovrà essere al centro di una riflessione: è giusto continuare a fare tutto più o meno bene? O meglio adottare il metodo di altri Paesi, soprattutto quelli più importanti, e concentrarsi solo sulle discipline dove abbiamo impiantistica adeguata, base tecnica, scuola, tradizione? Oggi rischiamo di fare male sia i 100 metri che il giavellotto».
Ma così provocherebbe molti mal di pancia.
«È un dibattito che dobbiamo avere il coraggio di fare. Ci sono momenti in cui non è possibile accontentare tutti. E tra gli scontenti c’è chi, ora, nell’interesse generale, dovrà saper fare un passo indietro».
Rottamatore anche lei come il suo amico premier?
«Non mi va di passare per rottamatore. Voglio passare per forte innovatore. E domandiamoci perché ci sono sport come la scherma a Jesi che sfornano campioni; o perché il volley prolifera, o la pesca sportiva ha 200mila tesserati e vince il 70% delle gare nel mondo. Perché lavorano bene sul posto, nella promozione, nel marketing, sono organizzati. Ecco perché l’atletica deve cambiare pelle. La federazione deve essere in grado di affrontare questa sfida e io le starò vicino».
E per questo ha difeso i 26 atleti deferiti dalla sua Procura antidoping?
«A livello umano ho detto quel che pensavo. Sono fatto di cuore, pancia e anima. Non mi andava di essere falso. Ma sono uomo delle istituzioni e devo rispettare Procura e regole. Non ci dovranno essere sconti».
Il caso Sporting Locri, la società di calcio a 5 femminile costretta a lasciare perché minacciata?
«Gesti vergognosi e intollerabili in un Paese civile. Un Paese per il quale è decisivo vedere in campo questa bellissima squadra. Sono pronto a qualsiasi iniziativa in sostegno e ad andare da loro. Non devono cedere. Il 10 voglio vedere le ragazze in campo».
Roma 2024? Il suo amico Montezemolo?
«Riguardo la candidatura sento che ogni giorno stiamo crescendo e acquisendo credibilità. Ma piedi per terra. Quanto a Luca, non finirò mai di ringraziarlo. Non l’ho trascinato in questa avventura per amicizia, ma per il valore aggiunto che solo lui sa portare. In questi casi conta la capacità di dare più appeal alla candidatura, di conquistare voti, di fare lobbing, di intessere relazioni internazionali. Altrimenti non si va da nessuna parte».
Per Zanardi
«è l’Olimpiade che deve meritarsi Roma, non il contrario».
 
«Alex può dire cose che io non posso permettermi. Ma che penso».
Federcalcio, Tavecchio, le frasi su gay ed ebrei...
«Imbarazzanti... Lui è persona competente e capace ma che nella comunicazione ha commesso errori. Non rientra nelle mie funzioni chiedergli un passo indietro. Alle prossime elezioni sarà però il voto a giudicarlo».