La Stampa, 31 dicembre 2015
Cupo e allarmante: il 2015 visto al cinema
È noto che nella corsa all’Oscar a risultare avvantaggiati sono i titoli messi in programmazione nell’ultima parte dell’anno, perché più freschi nella memoria dei votanti. E infatti non è un caso che gli attesi The Hateful Eight di Tarantino, The Revenant di Inarritu, Steve Jobs di Boyle, Joy di David O. Russell, Carol di Haynes, Il ponte delle spie di Spielberg, The Martian di Ridley Scott – tutti film con le carte in regola per aspirare a una qualche statuetta – siano usciti in Usa dal tardo autunno in poi.
In Italia (a parte Scott e Spielberg) li vedremo nel 2016; mentre nel nostro 2015 rientrano altre ottime pellicole come Birdman di Iñárritu, vincitore dell’Oscar, o Foxcatcher e Selma, uscite in America nel 2014. Tuttavia, senza star lì troppo a sottilizzare sulle date, come considerare quest’anno cinematografico appena chiuso?
A botta calda verrebbe da definirlo minore, a pensarci su appare invece interessante e complesso. Intanto è segnato da un evento da pietra miliare, ovvero il successo stratosferico di Star Wars che in due settimane ha polverizzato 35 precedenti record di incasso: il miglior primo venerdì, primo weekend, secondo week end, primi dieci giorni e via accumulando fino all’attuale un miliardo e passa di dollari (e non è finita). L’ascesa inarrestabile di Il risveglio della Forza non deve tuttavia farci dimenticare che al secondo posto del box office mondiale (con un miliardo e seicento milioni di dollari) troviamo un altro blockbuster del 2015, Jurassic World, prodotto dal creatore della saga Spielberg. In pratica, a stravincere sul mercato sono state due «riproposte» concepite in abile equilibrio fra nostalgia e novità a uso congiunto delle vecchie e giovani generazioni, controbilanciando la semplicità del racconto con la raffinatezza della fattura. Senza dimenticare Spectre, parzialmente girato in Italia, ventiquattresimo film della serie di James Bond.
Personalmente abbiamo amato questi film capaci di coniugare con tanta sapienza business e cinema-cinema, ma per noi il capolavoro fantasy (e non solo) dell’anno è Mad Max: Fury Road con cui George Miller riprende le fila del suo mitico Mad Max del 1985, portando l’avventura a un livello massimo di cinematica astrazione. Resta un dato di fatto che i tre adrenalici prodotti siano patrocinati dai (circa) settantenni Lucas, Spielberg e Miller, c he si confermano magnifici uomini di spettacolo.
Aggiungendo ai sopra citati il delizioso cartone animato Inside Out, il raffinatissimo Vizio di forma di Paul Thomas Anderson, il cupo Sicario del canadese Denis Villeneuve e il sorprendente Whiplash dell’esordiente Damien Chazelle constatiamo che una volta di più, sul piano artistico-industriale, nessuno è in grado di competere con Hollywood.
A livello di pura arte i meriti sono più equamente ripartiti con il resto del mondo. Taxi a Teheran di Panaji e il turco Mustang di Erguven sono la prova di un bel cinema capace di contrastare la censura; l’ex Urss ci ha regalato i russi Francofonia di Sokurov e Leviathan di Andrej Zvyagintsev, e l’ucraino The Tribe di Miroslav Slaboshpitsky; i francesi hanno fatto la loro parte con l’intenso Dheepan di Audiard e l’intimista Sils Maria di Assayas.
Odiato da alcuni e adorato da altri il belga Dio esiste e vive a Bruxelles di Jaco Van Dormael concorre per il miglior film straniero; pur rimasti fuori dai premi a Cannes, Mia madre di Moretti e Youth – La giovinezza di Sorrentino figurano in molte classifiche della critica straniera, e Il racconto dei racconti di Garrone è stato a nostro avviso sottostimato; il greco The Lobster di Lanthimos si distingue per preziosa originalità; e l’inglese 45 anni di Andrew Haigh è una commedia sentimentale della terza età assolutamente incantevole.
Quanto alla visione del mondo che emerge nell’immaginario del cinema 2015 è nera, allarmante, anti-utopica: la Terra al collasso, la società umana sempre più ingiusta, la tirannia al potere, la lotta per la sopravvivenza estrema. Difficile trovare squarci di luce, ma si sa che il cinema rispecchia (e a volte anticipa) la vita.