la Repubblica, 31 dicembre 2015
La principessa Leia è invecchiata male. Gli insulti dei fan di Star Wars
A Harrison Ford nessuno dice nulla. Carrie Fisher, la principessa Leia di Star Wars, invece ha dovuto reagire con uno sbuffo ironico, su Twitter: «Il mio corpo non è invecchiato bene quanto me. Lasciateci stare». La crudeltà censoria dei troll ha infatti bersagliato l’attrice, sottolineando come nel sequel del 2015 non abbia la stessa avvenenza che mostrava nel 1977, l’anno dell’esordio di Guerre Stellari. Lei, in una raffica di puntuti tweet ha provato a fare entrare nella testa dei suoi molestatori un’idea che potrebbe addirittura essere alla loro portata: «Età e bellezza non sono riconoscimenti da ottenere, sono i prodotti effimeri di tempo e Dna». E poi, davvero principesca: «Il mio corpo è l’involucro del mio cervello, lo trascina dove c’è qualcosa o qualcuno da vedere o con cui parlare». Alle dive chiediamo solo di essere meravigliose e desiderabili, persino in un sequel di quasi quarant’anni dopo. Con i divi, quelli maschi, non va così: lo stesso Harrison Ford ha giocato sornione con la propria icona, interpretando Indiana Jones per la quarta volta all’età di 66 anni. Nel primo film di quella serie ne aveva 39. Nel primo Star Wars aveva 35 anni, nell’ultimo ne sfoggia 73. E allora? Si sa che «per gli uomini è diverso»: del resto il maestro, qui, è Sean Connery che, sull’immagine di James Bond invecchiato bene, ha lucrato con ironia e charme in diversi film, e anche nella terza puntata di Indiana Jones.Sono cose su cui Federico Fellini l’aveva vista lunghissima, quando nell’Intervista va in visita da Anita Ekberg con Marcello Mastroianni (nelle vesti di un attempato Snaporaz a sua volta nelle vesti pubblicitarie di Mandrake). Marcello-Mandrake mostra a tutti, con una magia, la scena della Fontana di Trevi di 27 anni prima. Anita non vorrebbe affatto rivedersi. Marcello la consola e le scrocca una grappa, perché è facile l’ironia e la souplesse, quando sei un uomo, e quando sei Mastroianni. È peraltro lo stesso Mastroianni che, nel 1994, fu chiamato da Robert Altman, assieme a Sophia Loren, a rifare la famosa scena dello spogliarello diIeri, oggi e domani di Vittorio De Sica. Erano passati trent’anni dal primo, e lì le attenzioni furono tutte per la sua partner, ammiratissima per le stesse ragioni opposte per cui oggi c’è chi biasima Carrie Fisher. «Solo» vent’anni invece sono passati per i Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimée dei due Un uomo, una donna di Claude Lelouch (1966 e 1986).Pare di capire che, quando è questione di mass media e mass market, di fronte allo splendore dei corpi femminili non ci sono sottigliezze che tengano. La strizzata d’occhio di ridare la stessa parte alle stesse interpreti viene rimproverata. E oltretutto viene rimproverata alle interpreti anziché ai produttori.Per gli uomini, si diceva, «è diverso». Non mancheranno i tipici pareri «scientifici» che legano avvenenza e desiderabilità alla fecondità: ragione per cui l’uomo resterebbe attraente, mentre la donna, si sa, «declina». Ma allora perché uno star-system invecchiato democraticamente – uomini, donne e soprattutto idee – ripesca le mitologie del passato? Se continuerà la sequela dei sequel la questione continuerà a riproporsi. Speriamolo, così un giorno o l’altro l’intrattenimento globale delle grandi produzioni e del cinismo industriale dovrà confrontarsi con quello che autori, critici, studiosi (nonché qualsiasi spettatore capace di guardare) riconoscono come il vero tema delle comunicazioni di massa: la vita effimera del corpo umano, e della sua bellezza.