la Repubblica, 31 dicembre 2015
Referendum costituzionale, istruzioni per l’uso
L’autunno del 2016 sarà la stagione del referendum costituzionale, quello in cui Matteo Renzi si gioca tutto. Il premier infatti vuole trasformarlo in uno scontro finale fra gli “innovatori” e i “conservatori”. E per raggiungere l’obiettivo è pronto ad un altro “strappo”: dopo avere presentato come governo la riforma costituzionale, adesso farà presentare ai parlamentari del Pd, dunque alla maggioranza, la richiesta di referendum confermativo prevista dall’articolo 138: ipotesi che scatta nel caso in cui il voto finale non ottenga in entrambe le Camere la maggioranza qualificata dei due terzi. Scenario che fa gridare alle opposizioni che il referendum confermativo, dove non è previsto il quorum, sarà trasformato in una sorta di plebiscito.
Il percorso da qui ad ottobre, mese indicato come il più probabile per lo svolgimento del referendum, è scandito da una tempistica piuttosto rigida. La riforma costituzionale, al momento non ha ancora concluso il primo passaggio previsto dall’articolo 138. L’iter sarà completato il prossimo 11 gennaio, quando la Camera dovrebbe votare, in copia conforme, il testo approvato dal Senato lo scorso 13 ottobre.La maggioranza, dopo avere respinto tutti gli emendamenti presentati alle modifiche apportate dal Senato, deve esprimere solo il voto finale. E vista la norma che richiede per il via libera la maggioranza semplice il sì è scontato.A quel punto scatterà la seconda fase che prevede, dopo tre mesi dal voto di Camera e Senato, l’esame del testo nel suo insieme, senza proposte di modiche. Dunque il Senato, in base ad una norma prevista dai regolamenti parlamentari, potrebbe iniziare a discutere e votare il testo a partire dal 13 gennaio. La Camera dovrà invece attendere il 12 aprile. In questa seconda votazione è richiesta la maggioranza assoluta e si vota, come detto in blocco: sì o no. Nel caso in cui i sì siano superiore ai due terzi, le nuove norme costituzionali sono approvate ed entrano in vigore. Il quorum molto alto, infatti, nelle previsioni dei costituenti, era garanzia di una larga adesione dei partiti popolari alle riforme e rendeva inutile il ricorso all’intervento diretto del corpo elettorale. Ma già in questa legislatura Enrico Letta aveva proposto di modificare la Costituzione e di rendere obbligatorio il referendum confermativo anche in caso di approvazione con il quorum dei due terzi. Proposta condivisa da Matteo Renzi quando, in virtù del Patto del Nazareno, sembrava possibile approvare la riforma con il quorum qualificato.Oggi questa ipotesi è remota e le riforme verranno approvate a maggioranza assoluta. Quindi, dal momento del voto finale, dunque dopo il 15 aprile, 500 mila cittadini, 5 Regioni o un quinto dei componenti di una Camera, potranno chiedere che si tenga il referendum confermativo. Avranno tre mesi di tempo per raccogliere le firme dei parlamentari, le 500 mila adesioni dei cittadini o votare le delibere del Consigli regionali.Siamo così arrivati alle soglie dell’estate. Fatti i controlli previsti dalla legge sul referendum, toccherà al governo stabilire la data della consultazione. Tenendo conto della campagna elettorale, il mese di ottobre sembra la scelta più probabile. In passato si sono tenuti due referendum confermativi, richiesti dalle opposizioni: quello sulla riforma del Titolo V del 2001, chiesto dal centrodestra, che confermò il testo; quello sulla riforma di Berlusconi del 2005, chiesto da centrosinistra, che bocciò il testo approvato dal Polo delle libertà.