Corriere della Sera, 30 dicembre 2015
A proposito di Stalin che detestava gli ebrei
Durante la Seconda guerra mondiale, lo scrittore ebreo Vasilij Grossman, inviato speciale della Krasnaja Zvezda ( Stella Rossa ), scrisse diversi articoli tutti censurati e mai pubblicati sulle atroci barbarie commesse dai nazisti sulla popolazione ebraica Ucraina. Tra le vittime, la madre e diversi parenti dello scrittore. Vista la presa di posizione del giornale nel negare la pubblicazione di qualsiasi articolo inerente la questione ebraica, e vista la presa di posizione del partito comunista e di Stalin stesso, Grossman aderì alla fine del 1943 alla commissione incaricata di raccogliere prove per il comitato antifascista ebraico dell’Unione Sovietica. Quest’ultima era in stretta collaborazione con il comitato americano degli scrittori e scienziati ebrei (tra cui Einstein). È possibile sapere come il comitato antifascista ebraico poi liquidato da Stalin stesso nel 1948, lavorò e che cosa riuscì a realizzare assieme agli Americani durante lo svolgimento della Seconda guerra mondiale?
Michael Costantini
Caro Costantini,
il comitato fu creato dalla dirigenza sovietica dopo l’aggressione tedesca del giugno 1941. Ne fecero parte un grande attore del Teatro Yiddish di Mosca, Solomon Michoels, un grande regista cinematografico, Sergej Ejsenstein, autore tra l’altro di un epico film sulla Rivoluzione d’ottobre, un famoso pubblicista, Il’ja Erenburg, molto noto anche in Francia, uno dei maggiori violinisti del suo tempo, David Ojstrach, la moglie ebrea di Molotov, Polina Zhemchuzhina, medici e scienziati. Nelle intenzioni di coloro che lo avevano costituito, sarebbe servito a stabilire rapporti con l’ebraismo degli Stati Uniti e usare della sua influenza per garantire all’Urss una corrente di simpatia e ammirazione nella società americana. Occorreva dissipare, per quanto possibile, le ben radicate riserve degli americani per la patria del comunismo, premere su Washington per un crescente invio di materiale bellico all’Armata Rossa e fare una forte campagna di opinione per l’apertura di un secondo fronte che avrebbe costretto la Germania a ritirare una parte delle sue truppe dal fronte russo.
Stalin detestava gli ebrei, probabilmente, sin dagli anni del suo seminario georgiano, ma comprese l’utilità del Comitato e chiuse un occhio sulle iniziative che meno gli piacevano. Dopo la fine della guerra, tuttavia, mentre i rapporti fra gli Stati Uniti e l’Urss diventavano ogni giorno più tesi, Stalin cambiò la sua linea politica. Approvò la nascita dello Stato di Israele perché lo considerava una spina nel fianco dell’imperialismo britannico in Medio Oriente; ma soppresse il Comitato, chiuse il Teatro Yiddish e fu probabilmente l’occulto regista dell’«incidente» automobilistico in cui perse la vita Solomon Michoels. Dette la maggiore dimostrazione della sua giudeofobia poco prima della morte, quando denunciò un fantasioso complotto che sarebbe stato ordito da medici ebrei per sopprimere, con gli strumenti della loro professione, il vertice dello Stato Sovietico. Gli ebrei arrestati nel febbraio del 1953 furono salvati dalla sua morte il 5 marzo e uscirono dal carcere all’inizio di aprile.