La Stampa, 29 dicembre 2015
Un buon anno per il Toro: «Abbiamo fatto 59 punti in 38 partite. Non posso che essere soddisfatto di come è andata». Intervista a Urbano Cairo
Presidente Cairo, un anno che si apre con l’impresa di Bilbao e si chiude con due sconfitte (derby di Coppa Italia e Udinese), che anno è stato?
«Uno in cui abbiamo fatto 59 punti in 38 partite. L’anno solare come un campionato dunque. E visto che le ultime due stagioni le abbiamo chiuse a 57 e a 54 punti, non posso che essere soddisfatto di come è andata».
Matematica con un pizzico di opinione: sarà anche così, ma converrà che il finale del 2015 è tutto da dimenticare.
«Speravamo di chiudere meglio, abbiamo pagato la stanchezza figlia dei tanti infortuni che non hanno permesso la rotazione della rosa. E la sconfitta con la Juve in Coppa Italia».
Meglio parlarne subito: come si è sentito quella sera?
«Non ero certo contento, ma nemmeno i giocatori lo erano».
Stop. Non si direbbe vedendo tutti quei sorrisoni a fine partita dopo un sonoro 4-0.
«Quando perdo io non ho mai voglia di ridere e di scherzare. C’erano delle esigenze legate al fair play che andavano rispettate, ma loro hanno un po’ esagerato. Quella è una sfida particolare e certi atteggiamenti sarebbe stato meglio evitarli. Detto questo, se Zaza fosse stato espulso subito o anche dopo, forse la partita potevamo anche recuperarla. Quante volte ci è riuscito, si ricorda con la Fiorentina?».
A cominciare da Ventura e Petrachi ha praticamente rinnovato il contratto a tutti: da che cosa nasce questa fiducia?
«Dai risultati. Dall’impegno e dall’abnegazione di giocatori come Bovo, Moretti e Vives; dalla necessità di ritoccare l’ingaggio a qualcuno come Peres, Glik e Maksimovic dopo le promesse fatte quest’estate».
Vita allungata anche a Maxi Lopez. Che cosa l’ha convinta?
«Ho molta stima per lui. Se vuole non ha limiti, ma deve cominciare a essere di esempio per tutti. E farlo significa anche mettersi in regola con il peso, seguire una dieta. Con 4-5 chili in meno non perde la sua potenza. Guardi Higuain, mica ha il fisico di Suarez, eppure quanto è forte».
Lei e Ventura vi siete detti sì fino al 2018.
«Ci siamo trovati molto bene in questi anni. In lui non è diminuita la voglia, e con lui e Petrachi abbiamo fatto una campagna acquisti mirata sui giovani. Continuare con Ventura è la strada migliore per farli crescere».
Ma a lei piace ancora come gioca il Toro? Non si è stufato di quel possesso palla ora un po’ stucchevole e improduttivo?
«Ricordo partite molto buone. Il filotto iniziale, ma anche la vittoria con il Bologna. Sempre il 3-5-2? Non è detto che Ventura non stia pensando a qualche novità, con i giocatori che abbiamo potremmo scegliere il 4-3-3, ma ora basta con i numeri perché se devo insegnare io la tattica a lui allora siamo a posto».
C’è un problema Padelli?
«Ha sbagliato ma non è l’unico portiere ad averlo fatto. Vi ricordate Handanovic, per dire di uno fortissimo, con la Fiorentina? Padelli ha carattere e l’ha dimostrato, per questo mi piace e la sua è una scommessa vinta. Poi sul suo futuro ragioneremo insieme».
Maksimovic è in vendita?
«Non l’ho ceduto in agosto, ci tengo a vederlo con la maglia del Toro. Ma ribadisco la sua valutazione: non vale meno di Romagnoli, che è forte ed è stato pagato 28 milioni».
E se nella trattativa con il Napoli entrasse Valdifiori, già quest’estate pallino di Ventura?
«Lo sapete, di nomi non ne faccio».
Allora facciamo dei numeri: quanti giocatori arriveranno a gennaio?
«Al massimo due. Un centrocampista e una punta. Prestiti? Solo se funzionali al progetto, con un diritto di riscatto interessante».
Cerci e Immobile non se la passano benissimo: è vero che ha fatto un pensiero al loro ritorno?
«Non ne abbiamo parlato, bisognerebbe rifletterci non una, ma due volte. I cavalli di ritorno mi lasciano sempre scettico».
Che cosa sta succedendo a Quagliarella?
«Il solito periodo di astinenza. Ha fatto gol pesantissimi all’inizio e si riprenderà: è di un livello superiore, ho grande fiducia in lui».
Prima del derby di campionato eravate davanti alla Juve: da quella sera è cominciata la rimonta bianconera. Se l’aspettava?
«I valori della Juve sono molto alti, Dybala e Mandzukic sono costati tantissimo ma hanno grandi qualità, non potevano non fare bene. Avevano solo bisogno di tempo».
Che cosa le piace di questo campionato?
«Per come giocano Fiorentina e Napoli».
In Inghilterra le partite giocate a Santo Stefano, il «boxing day», hanno portato allo stadio quasi seicentomila persone. Cambieremo mai in Italia?
«Lo dico da tempo e potremmo cominciare già dal 2016. Che senso ha chiudere gli stadi nelle feste? Come se chiudessero i cinema o a ottobre, inizio della stagione, le reti televisive».
A raffica sul 2015: l’emozione più grande?
«La notte di Bilbao. Ero sicuro che ce l’avremmo fatta, lo dissi subito alla squadra dopo il pari dell’andata».
E la delusione?
«La sconfitta nel derby, ma quello di campionato. Siamo stati sfortunati e anche un po’ polli».
Il pallone d’oro del campionato a chi lo darebbe?
«Senza dubbio a Higuain».
E nel Toro?
«Se lo merita la squadra, facciamo un pezzettino a testa».
Ma quanto le manca vincere qualcosa?
«Nel 2015 mi sono fatto la bocca buona con il settore giovanile, chissà come sarebbe con la prima squadra».