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 2015  dicembre 29 Martedì calendario

Il miracolo del Bataclan. Sei proiettili, dieci interventi e 45 giorni dopo la strage Laura è tornata a parlare

In Francia lo hanno ribattezzato il «miracolo del Bataclan». Laura Croix ha 31 anni, durante gli attacchi terroristici di venerdì 13 novembre si trovava anche lei nella sala concerti dove sono state trucidate novanta persone. 
Una pallottola le ha frantumato le ossa di una gamba, una le ha staccato di netto due dita della mano. Diverse altre l’hanno colpita al petto e all’addome e una si è bloccata tra cuore e polmoni. Da quella nottata la bionda cantante del gruppo «The Trap» ha fatto avanti e indietro tra sala operatoria e rianimazione, subendo già dieci interventi, quattro dei quali nelle prime 72 ore. Dopo settimane di lotta si è risvegliata e ha ricominciato a parlare con la famiglia. «Si è battuta come un leone», racconta la madre Danielle includendo la figlia nella categoria delle «miracolate». Già qualche anno fa, la ragazza originaria di Lille riuscì a superare l’esame di maturità nonostante l’operazione per un tumore. A chi teme che senza quelle due dita non potrà più suonare c’è chi ricorda il caso di Django Reinhardt, uno dei più grandi jazzisti al mondo, che dopo la perdita di una mano sviluppò una tecnica chitarristica rivoluzionaria che lo rese ancora più celebre. Ma per Laura il cammino della ripresa è ancora lungo. 
Il lento risveglio
A raccontare il suo lento risveglio è stato il fratello, Sébastien Croix. «La prima cosa che ha voluto sapere è cosa fosse successo – ha confidato al Sunday Times – fa degli incubi terribili, sa che molte persone sono rimaste uccise». Quando i terroristi hanno cominciato a sparare durante il concerto degli Eagles of Death Metal l’energica ragazza trasferitasi nei pressi di Parigi nel 2010 si trovava in platea. Di quei momenti ricorda solo le urla «Allah akhbar», «Allah è grande». Poi il buio. 
Al suo fianco fin dai primi giorni, oltre ai familiari, ci sono state le altre tre ragazze della sua band. Da allora hanno alternato le visite ai brevi messaggi sulla pagina web ufficiale per informare e rassicurare amici e ammiratori. Quei post raccontano la lunga serie di interventi subiti da Laura mentre i medici la mantenevano in coma farmacologico per capire «gli alti e i bassi della sua condizione». 
I primi segnali
A fine novembre l’angoscia si trasforma in speranza: le condizioni della ragazza sono stabili, i medici possono avviare il lento e delicato procedimento di risveglio. «Sta dando il massimo per ritornare tra noi ma ci vorrà ancora tempo – raccontano le colleghe – Come tutti voi, continuiamo a sostenerla e incoraggiarla in questa prova». Il risveglio completo arriva intorno al 10 di dicembre, poi pian piano la musicista ritrova la consapevolezza e la parola. Molti fans contattano la sua band per sapere come potranno aiutarla. «Laura è ancora in terapia intensiva, ma ha iniziato a parlare – si legge sulla pagina Facebook della rockband – È stanca e ha bisogno di molto riposo. Siete stati tanti a chiederci come aiutarla. Al di là delle spese che sosterrà lo Stato, ci saranno da pagare protesi e trattamenti vari. Quando sapremo come utilizzare i fondi, avvieremo una raccolta sulla pagina del gruppo. Grazie per il sostegno». La battaglia della cantante è solo all’inizio. Perché possa uscire dall’ospedale ci vorrà almeno un altro anno.