Corriere della Sera, 29 dicembre 2015
Come sta Michael Schumacher? Lo sa solo la moglie
L’ultimo aggiornamento della pagina web di Michael Schumacher è del 22 ottobre scorso, ventesimo anniversario del suo secondo titolo mondiale: una vittoria importante, la seconda, perché «i tedeschi dicono che una volta è nessuna volta, come se diventare campione di Formula 1 solamente una volta, non fosse abbastanza», scrive l’anonimo amministratore del sito. Qui, di Schumi e dei suoi 7 titoli da record, si parla al passato; ed è normale, perché il campione appartiene alla storia.
È attorno all’uomo che ancora non si è placata la battaglia: dalla villa di Gland, sulle rive del lago Lemano, in Svizzera, dove si è trincerata con lui più di 15 mesi fa, Corinna non ha concesso finora nemmeno la più vaga informazione sulle condizioni del marito, invisibile da due anni esatti, dopo il catastrofico incidente sulle nevi di Méribel, in Francia. Gli sci del mitico ferrarista si piantarono contro un sasso e, nella caduta, la sua testa urtò violentemente un’altra roccia: esattamente come è accaduto il 16 dicembre scorso, sulle stesse piste, a un diciassettenne inglese, rimasto però ucciso sul colpo.
Schumi, 47 anni tra 4 giorni, è sopravvissuto quasi miracolosamente agli ematomi che avevano invaso il suo cervello. Però il tempo e i bollettini medici sembrano essersi fermati al giugno seguente quando fu annunciato che era uscito dal coma, ma che la strada del recupero sarebbe stata ancora molto lunga e incerta. Da allora, la sua manager, Sabine Kehm, smentisce categoricamente ogni novità che filtri nelle redazioni: «Schumi si alza e muove qualche piccolo passo con l’aiuto del fisioterapista», ha sparato nei giorni scorsi il settimanale tedesco Bunte, solitamente piuttosto calibrato nei suoi titoli di copertina.
Il presunto miracolo prenatalizio era stato svelato da un «amico del pilota», anche se è improbabile che si trattasse di un testimone diretto, poiché la selezione dei visitatori è nelle mani oculate di Corinne. Con lei se l’è presa perfino l’ex manager di Michael, Willi Weber, al suo fianco nei 22 anni più esaltanti della sua carriera, tra il 1988 e il 2010. Ma invariabilmente respinto, negli ultimi due, dalla stanza del campione: «La famiglia mi impedisce di vedere Schumacher» si è risentito via Facebook, precisando poi alla Bild di aver tentato una decina di volte di farsi ricevere in questi mesi.
Le pubbliche rimostranze hanno indotto i legali della famiglia a intervenire: «L’incidente occorso a Michael Schumacher due anni fa è stato un evento di attualità che andava riportato, ma non è così per il ricovero e la convalescenza cominciata in ospedale e proseguita a casa» ha messo in chiaro l’avvocato Felix Damm, interpellato dall’agenzia di stampa tedesca, Dpa.
Il termine «convalescenza» ha lasciato baluginare qualche sensibile progresso nel suo stato di coscienza o nelle sue reazioni alle terapie che lo staff di medici, infermieri, fisioterapisti assunti in pianta stabile da Corinna gli somministrano quotidianamente, per mantenere attiva la massa muscolare e per risvegliare i suoi sensi e la sua consapevolezza. Ma se si possono immaginare, e indovinare, le manovre e le tecniche dei terapeuti, omologate dai protocolli previsti in casi analoghi, nulla trapela sui risultati. Perché ogni miglioramento può essere temporaneo e, purtroppo, reversibile. Una volta – come dicono i tedeschi – è nessuna volta.