Corriere della Sera, 29 dicembre 2015
Drake, il rapper triste diventato re dello streaming grazie a Serena Williams
Quel tocco soul che rende la sua voce hip hop bella e con l’anima. E quel disagio interiore, per cui da giovane si sentiva troppo nero e da grande il più bianco tra i rapper duri e crudi. Drake è una macchina di numeri. Il rapper intimista di Toronto è diventato re dello streaming mondiale del 2015. Il suo ultimo singolo «Hotline Bling» è un tormentone (invernale) virale.
La canzone, nata su e per Internet, è diventata un fenomeno di costume. Nel video, Drake balla da solo su uno sfondo colorato: niente di futurista, eppure la Rete è esplosa in un uragano da 278 milioni di clic e di imitazioni artigianali. Chiunque si diverte a postare parodie. Il pezzo è piaciuto anche ai colleghi che hanno deciso di farne una cover: Sam Smith, Sufjan Stevens, Erykah Badu e pure Justin Bieber. La stessa Adele ha ammesso di considerare Drake uno dei suoi preferiti.
«Hotline Bling» non è una canzone d’amore qualunque, dato che Drake l’ha scritta per Serena Williams, la numero uno del tennis mondiale. Nel testo la storia di un uomo ferito dalla gelosia e per molti l’ispirazione sta nella foto di aprile dell’ultimo calendario Pirelli, in cui Serena appare col minimo sindacale dei vestiti addosso. Un amore controverso, probabilmente finito, a tratti smentito, come la gravidanza di Serena che per molti è la causa degli ultimi flop con la racchetta in mano.
Nel curriculum sentimentale del rapper, secondo il gossip ci sarebbero anche Rihanna e Nicki Minaj. Andò meno bene con Madonna, che tentò di baciarlo sul palco dell’ultimo Coachella Festival: lui ritirò le labbra (disgustato pare dalle dosi di rossetto), lei ci rimase male. Per riabilitarlo dalla gaffe si mosse persino Salman Rushdie che alla tv canadese recitò i suoi testi.
Nato a Toronto, dove è ambasciatore dei Raptors, la squadra locale di basket Nba, origini marocchine, papà cantante e mamma artista. L’adolescenza l’ha passata in tv, recitando nelle serie canadesi. Poi il boom, inventandosi il ruolo di rapper confidenziale, che compone guardando la gente: «Guardare oltre il finestrino della macchina è la mia miglior fonte di ispirazione». Il bravo ragazzo dell’hip-hop: uno (dei pochi) che preferisce cantare le altalene dell’amore piuttosto che storie di droga e sangue. Il «rapper triste», come è stato battezzato, iniziò ascoltando Kanye West, Jay-Z e innamorandosi della voce di Aaliyah, la rapper newyorchese morta a 22 anni nel 2001 in un incidente aereo e di cui Drake si è tatuato il volto sulla schiena. Fedele sempre e solo a una filosofia: «Voglio solo essere ricordato come una persona che si è fatta da sola, non un prodotto».
A febbraio è uscito (senza annunci preventivi) il suo ultimo album in studio, «If You’re Reading This It’s Too Late», marcando un altro record che sfiora la leggenda dei Beatles: 51 anni dopo i Fab Four, tutti i brani del disco sono entrati in contemporanea nella Top 100 americana. In America Drake vende più di One Direction e Justin Bieber. Il segreto lo spiega il New York Times : «Nessuno interagisce con la Rete meglio di lui». L’Europa lo sta scoprendo lentamente. In Italia fino a qualche mese fa era solo il rapper amico di Mario Balotelli. Ora «Hotline Bling» è disco d’oro.