Corriere della Sera, 29 dicembre 2015
Il numero due delle Fiamme Gialle Michele Adinolfi molla. «Così evitiamo altre polemiche»
«Sì, sì, è tutto vero. Lascio la Guardia di Finanza, per non mettere nessuno in imbarazzo».
Michele Adinolfi, il numero due delle Fiamme Gialle, protagonista di un braccio di ferro durissimo per il comando, improvvisamente, molla. E libera così il campo ai suoi avversari, dopo quarant’anni di carriera, due inchieste finite nel nulla e una lunga scia di polemiche che avevano riguardato i suoi colloqui intercettati con il futuro presidente del Consiglio Matteo Renzi e i suoi fedelissimi, Luca Lotti e Dario Nardella, ricchi di giudizi poco ortodossi sull’allora premier Enrico Letta («un incapace») e di insinuazioni su presunti ricatti ai danni del presidente emerito Giorgio Napolitano.
Generale, cosa è accaduto?
«Nulla. Sarei dovuto andare via comunque a giugno. Vado via tre mesi prima. Ma tre mesi prima o tre mesi dopo non cambia nulla».
Ma è un addio polemico il suo?
«Assolutamente no».
Ma come? Dopo la lunga lotta per il vertice delle Fiamme Gialle, di cui era rimasta traccia in quelle intercettazioni, cede il passo?
«Così evitiamo polemiche al prossimo giro. Tanto con quello che c’è stato non credo che...».
Che ce l’avrebbe fatta? Ma allora, se non amarezza, un po’ di fastidio c’è?
«Per niente».
In molti hanno sempre temuto i suoi segreti e il network di amicizie saltate fuori durante le intercettazioni disposte dal pm napoletano Henry John Woodcock. Da Gianni Letta a Denis Verdini, passando per Renzi e il suo Giglio magico. E in molti ora si domandano se, libero dalla divisa, intenderà togliersi sassolini dalle scarpe. Ma lui ostenta tranquillità.
Davvero non è pronto a prendersi rivincite?
«Le assicuro che sono serenissimo. Sono molto contento del nuovo incarico che mi aspetta».
Si dice che ora andrà a lavorare in un’azienda. Quale?
«Glielo dirò presto».
Non sarà mica così sereno da seguire Gianni De Gennaro in Finmeccanica?
Ride, molto. «No, no. Non glielo dico quale».