Corriere della Sera, 29 dicembre 2015
Vincenzo De Luca ha dimostrato ieri di essere più forte delle leggi
Le leggi, si dice, sono più potenti degli uomini. Ma il caso di Vincenzo De Luca, ieri riconfermato di fatto alla guida della Regione Campania, dimostra semmai l’esatto contrario. La Severino (la legge) avrebbe dovuto sospendere il governatore perché condannato, seppure in primo grado, per abuso di ufficio. Dopo mesi e mesi di istanze, udienze, ordinanze e polemiche è stato invece il governatore (l’uomo) a sospendere la Severino. Un po’ come se l’ammonito espellesse l’arbitro. A Napoli è successo.
La prima sezione del tribunale civile ha deciso non già di rendere operativa la sospensione di De Luca, come pure chiedevano gli avvocati di parte avversa, ma di sospendere se stessa: ha deciso cioè di rinviare il giudizio di merito. Già a luglio, nel congelare al suo posto De Luca per evitare il caos istituzionale, il tribunale decise d’urgenza riservandosi di tornare sulla questione, ma in quella occasione rimise anche gli atti alla Corte costituzionale. Ora si aspetta appunto che sia la Consulta a dire l’ultima parola. Un atto dovuto, dicono i giudici napoletani. «Decisione annunciata», commenta l’ex governatore Caldoro, preoccupato «per la stabilità e la credibilità politica in Campania». «Siamo al caos», lamenta Ciarambino, leader dei pentastellati. Comunque sia, a questo punto della storia il messaggio implicito per l’osservatore esterno non può che essere il seguente: in Italia la legge Severino è uguale per alcuni, come ad esempio per Berlusconi e de Magistris, il primo decaduto da parlamentare per una condanna definitiva e il secondo sospeso da sindaco di Napoli fino all’assoluzione in appello. Ma per gli altri dipende. E De Luca è certamente tra questi.
Neanche fosse Lionel Messi, il presidente campano è riuscito a dribblare tutti gli avversari istituzionali. E tutti se li è lasciati alle spalle. Ha cominciato col parlamento italiano, che la legge Severino ha approvato con grande enfasi nell’ottobre del 2012, e ha continuato con il capo dello Stato, che la stessa legge ha promulgato il mese successivo; con il presidente del Consiglio, che in ossequio alla legge, nel giugno scorso, ha dovuto firmare il primo decreto di sospensione poi contestato; con l’intero sistema giudiziario, che tra sospensioni, rinvii e ritardi non è finora riuscito a venire a capo della vicenda; e infine con la stessa Corte Costituzionale, che sulla legge Severino si è di recente già espressa, confermandone la legittimità, quando si è occupata del caso, per buona parte simile, di de Magistris. Fu anche per un provvidenziale ritardo nella trasmissione degli atti da Napoli a Roma, e poi dalla Consulta alla Cassazione e infine dalla Cassazione nuovamente alla Consulta, a impedire che le eccezioni di incostituzionalità del governatore fossero esaminate insieme con quelle del sindaco.
Per De Luca, se ne riparlerà quindi tra molti mesi, forse in estate. E a quel tempo è probabilmente che interverrà la prescrizione dei reati per cui è stato condannato in primo grado. Nel frattempo, resta in vita la sospensione della sospensione. La stesa che a luglio fu decisa in tribunale sulla base di una relazione di Anna Scognamiglio, la magistrata poi indagata dalla procura di Roma, messa sotto accusa dal Csm e per la quale il Pg della Cassazione ha già avviato l’azione disciplinare. La stessa sospensione che non è nel mirino dei pm romani, ma che si sospetta possa essere stata oggetto di una trattativa tra l’ex segretario politico del governatore e il marito della magistrata.
De Luca ieri ha espresso «gratitudine e apprezzamento ai giudici di Napoli che – ha detto – indifferenti a pressioni e condizionamenti di varia natura, continuano ad affermare semplicemente le ragioni dello stato di diritto».