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 2015  dicembre 24 Giovedì calendario

I troppi silenzi di Visco durante il crac

Ignazio Visco è andato dritto al punto. Nell’intervista pubblicata da “la Repubblica” domenica 20 dicembre, il governatore della Banca d’Italia voleva far piazza pulita di dubbi e sospetti. E così, nel mezzo di una tempesta mediatica senza precedenti sulle banche fallite e i controllori distratti, Visco ha scelto parole difficili da equivocare. «L’interlocuzione con la Consob è stata ed è tuttora continua e approfondita», ha dichiarato il numero uno di Bankitalia. Come dire: collaboriamo nell’interesse dei risparmiatori. E quindi gli italiani possono stare tranquilli: sui loro soldi vigila un dream team di sceriffi. Davvero?
I documenti raccolti da “l’Espresso” segnalano che almeno in un caso rilevante, quello della disastrata Banca Marche, il dialogo tra le due autorità di vigilanza è finito su un binario morto. Peggio ancora. Dal carteggio riservato tra gli alti funzionari della Consob e quelli di Bankitalia emergono omissioni e ritardi informativi. Le carte impiegano settimane, se non mesi, per viaggiare da un ufficio all’altro. Numeri e dati si perdono per strada. Risultato: nel dicembre 2011, quando Consob chiede a Bankitalia informazioni sui conti di Banca Marche, riceve una risposta a dir poco incompleta. Pare incredibile, ma è proprio così, come conferma lo scambio di corrispondenza di cui “l’Espresso” è venuto in possesso. Lettere debitamente siglate e protocollate che scandiscono il palleggio a vuoto tra le due istituzioni.
In quei giorni di inizio dicembre del 2011, quando Consob si fa viva per la prima volta, la Vigilanza di Visco, al termine di un’ispezione approfondita, ha da poco emesso un verdetto pesantissimo sull’istituto di Jesi. Nelle carte ufficiali, la banca all’epoca guidata dal direttore generale Massimo Bianconi (ora plurindagato dalla procura di Ancona) viene descritta come una nave in balia delle onde. La Consob chiede informazioni, ma le carte inviate da Bankitalia danno conto solo in modo parziale di quel verdetto. Alla fine, a rimetterci sono i risparmiatori. Nel febbraio 2012, infatti, la Commissione presieduta da Giuseppe Vegas dà l’ok al prospetto informativo per l’imminente aumento di capitale di Banca Marche. Il documento segnala i problemi, ma solo nella versione parziale a suo tempo comunicata da Bankitalia su richiesta della Consob. In altre parole, decine di migliaia di risparmiatori non sono stati messi nelle condizioni di valutare al meglio un eventuale investimento in azioni di Banca Marche. E tutto questo proprio alla vigilia di un’importante operazione finanziaria.
È finita male, come sappiamo. Nell’ottobre 2013, travolta dalle perdite, Banca Marche è stata commissariata da Visco. E il mese scorso, con il decreto del governo, è arrivato il colpo di grazia, con azionisti e titolari di obbligazioni subordinate che hanno perso per intero i loro soldi. Bankitalia, per bocca del governatore, adesso afferma di aver fatto tutto quanto in suo potere per evitare i crac, portando alla luce «situazioni di debolezza patrimoniale, inadeguatezze organizzative, malversazioni». Eppure, nel caso di Banca Marche, la più grande delle quattro banche (Etruria, CariFerrara e CariChieti) schiantate dalla crisi, è difficile affermare che la doppia Vigilanza, quella della Banca d’Italia e quella della Consob, abbiano protetto adeguatamente il pubblico risparmio.
Lo scambio di lettere tra le due authority inizia il 5 dicembre 2011, quando la Commissione di Vegas chiede a Bankitalia (Servizio supervisione gruppi bancari) di «voler fornire, con la consueta cortese sollecitudine» ogni elemento ritenuto utile per l’istruttoria in corso su Banca Marche in vista dell’aumento di capitale. La risposta arriva dopo 23 giorni. Passato Natale, il 28 dicembre, i funzionari di Visco compilano una scarna missiva, una pagina e mezza in tutto. Il primo foglio fornisce notizie di carattere generale, informazioni che qualunque investitore poteva ricavare dalla semplice lettura dell’ultimo bilancio di Banca Marche. L’ultima mezza pagina condensa in poche righe i risultati della recente ispezione condotta a Jesi dalla Vigilanza. Le segnalazioni riguardano tra l’altro «tensione di liquidità» (la raccolta fatica a finanziare la crescita degli impieghi), «scadimento nella qualità dell’erogato» (troppi prestiti di difficile recupero), procedure di controllo poco efficaci. Infine, Bankitalia comunica che i vertici dell’istituto di Jesi hanno predisposto un piano d’intervento per risolvere i problemi evidenziati dall’ispezione. Un piano, si legge nella lettera, «su cui sono in corso valutazioni». Nel prospetto per l’aumento di capitale, quello approvato dalla Consob e pubblicato il successivo 7 febbraio, gli amministratori di Banca Marche inseriscono in un apposito capitolo i rilievi formulati da Banca d’Italia al termine dell’ispezione, gli stessi contenuti nella lettera della Banca d’Italia alla Commissione di Vegas datata 28 dicembre.
Tutto bene, se non fosse che nel frattempo la Vigilanza, quella di Bankitalia, ha inviato un’altra lettera, questa volta con toni ultimativi, indirizzata al consiglio di amministrazione dell’istituto marchigiano. La nuova missiva, firmata dal governatore Visco, porta la data del 9 gennaio e contiene le valutazioni finali sul piano d’intervento predisposto da Banca Marche. Quelle stesse valutazioni che, secondo quanto scritto nella risposta alla Consob, erano ancora in corso solo pochi giorni prima, il 28 dicembre. Il giudizio della Vigilanza è pesantissimo. Si chiede una svolta nella gestione, con l’arrivo di un manager di «elevato profilo professionale» che affianchi e poi sostituisca Bianconi. Il piano di risanamento presentato dagli amministratori è giudicato «difficilmente realizzabile» e vengono chiesti interventi più incisivi nell’area crediti, nei controlli interni, nell’antiriciclaggio.
La lettera si chiude con una sorta di ultimatum. La Vigilanza preannuncia provvedimenti drastici, compreso il commissariamento, se «le indicazioni sopra fornite» non fossero state rispettate entro il 30 settembre successivo. Insomma, Banca Marche rischiava seriamente di essere commissariata, come in effetti avvenne un anno dopo, ma Bankitalia non ha ritenuto opportuno farlo sapere alla Consob. E quindi ai risparmiatori.
A dire il vero, a gennaio del 2012, la Commissione di Vegas aveva bussato anche al consiglio di amministrazione di Banca Marche per avere informazioni sull’esito dell’ispezione. A Jesi però rispondono senza rivelare l’esistenza della lettera di Bankitalia appena ricevuta. Intanto l’aumento di capitale va in porto e i risparmiatori comprano azioni destinate a diventare carta straccia. Non è ancora finita. La Consob torna alla carica e il primo giugno 2012 l’istituto guidato da Bianconi conferma che, effettivamente, quasi cinque mesi prima, il 9 gennaio, aveva ricevuto una lettera di contestazioni da Bankitalia. Evviva. A questa prima ammissione non fa però seguito la consegna della missiva in questione. Per la Commissione di Vegas il contenuto dell’ultimatum della Banca d’Italia resta un mistero fino al 22 agosto 2013, quando i funzionari di Visco finalmente consegnano ai colleghi della Consob la lettera inviata a Banca Marche il 9 gennaio 2012. Sono passati 20 mesi. Non sembra granché come «interlocuzione continua e approfondita».