La Gazzetta dello Sport, 28 dicembre 2015
Tutti in difesa delle calciatrici di Locri
Lo Sporting Locri avrebbe preferito farsi conoscere in modo diverso. Ma da ieri, ad esempio, anche a Londra sanno delle minacce arrivate a una squadra di «football five-a-side». Più semplicemente futsal, il calcio a cinque, che al femminile tanto (e bene) aveva fatto parlare di sé per le 5.000 persone al Foro Italico nel giorno dello storico debutto della Nazionale a giugno. Della possibile fine dell’attività della squadra calabrese per le minacce di stampo mafioso («mafia-style threats») ha parlato pure il Telegraph : ed è proprio con l’azzurro che la Figc vuole coprire il nero, il colore del male, che fa da sfondo anche alla pagina Facebook dello Sporting Locri, dove la scritta «Game over» da giorni ha sostituito le esultanze delle giocatrici. «Porteremo la Nazionale a Locri per testimoniare la nostra solidarietà – ha detto il presidente Carlo Tavecchio –. Il calcio è unito contro la vergogna di chi attraverso la minaccia non vuole si faccia sport».
NESSUN SOSPETTO Rispose alla criminalità anche la Nazionale di Prandelli, che nel novembre 2011 si allenò a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria come Locri, su un campo confiscato alla ‘ndrangheta. Ma qui non è detto che c’entri la ‘ndrangheta: «Voglio ancora credere che sia tutta colpa di qualche invidioso», spiega il presidente del club Ferdinando Armeni. Che, nonostante le indagini in corso (che non escludono alcuna ipotesi) e le misure di protezione decise dal prefetto di Reggio, Claudio Sammartino, non arretra di un centimetro, e anche ieri è stato invitato a prendersi qualche giorno prima di ritirare la squadra: «Il tempo è poco. Ci rifletteremo, ma i soci sono più decisi a chiudere di me». Nessuno, intanto, ha risposto all’opportunità concessa da Armeni di rilevare gratuitamente la società: tra le opzioni, anche quella che sia il Comune a prenderne la gestione.
«RIPENSATECI» Aspettando la Nazionale, lunedì 4 gennaio lo Sporting Locri dovrebbe tornare ad allenarsi, a sei giorni dalla ripresa del campionato di Serie A Elite, che vede la squadra in lotta per uno dei quattro posti del girone Gold della seconda fase. Dovranno tornare dalla Spagna l’allenatore Willy Lapuente e tre giocatrici (un’altra, Federica Mezzatesta, ieri ha perso il fratello in un incidente stradale), ma tutto dipenderà dalla volontà di proseguire di Armeni, che a Locri ha un negozio di telefonia e che «per passione, e per nessun altro motivo» da sei anni gestisce lo Sporting, dove collabora anche la moglie Domenica, mamma della bambina di tre anni e mezzo oggetto delle minacce che hanno costretto Armeni a decidere per la chiusura. La famiglia Armeni ha trascorso la mattinata di ieri a leggere messaggi di solidarietà e il pomeriggio in Comune, dove è stata ricevuta dal sindaco Giovanni Calabrese, dal presidente della Lnd Antonio Cosentino e dai rappresentanti del Comitato Regionale Calabria (Mirarchi) e della Divisione Calcio a cinque (Praticò), con il presidente di quest’ultima, Tonelli, che si è detto disponibile a «ogni iniziativa che permetta la prosecuzione dell’attività». «Non mollate, non piegate la testa alla loro volontà», il senso del discorso fatto alla famiglia, che ha ricevuto tweet e attestati dai vertici della politica (il governatore della Calabria Mario Oliverio e il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini) e dello sport (Malagò, Patrizia Panico e Rosella Sensi, capo del dipartimento femminile della Lnd).
«DERBY» CALABRESE La partita che Malagò vuole che «assolutamente» si giochi domenica 10 gennaio è contro la Lazio Femminile, squadra in cui ci sono 5 ragazze calabresi, che hanno passato il Natale a casa e nelle ultime ore si sono aggiunte al fiume di messaggi pro Sporting. Non giocare quella partita sarebbe una sconfitta anche per Martina, Antonella, Pamela, Marcella e Valentina.