Il Messaggero, 28 dicembre 2015
I cambi di casacche in Parlamento fruttano 18 milioni di euro
Con il cambio di casacche record di questo parlamento, ben 18 milioni di euro di finanziamenti pubblici si è spostato da un gruppo parlamentare all’altro contribuendo a nuovi equilibri politici. Con Forza Italia che con l’uscita di 83 parlamentari tra Camera e Senato, è il partito che perde più contributi, esattamente 5,031 milioni di euro all’anno e Area Popolare che con i suoi 67 parlamentari (prima dell’uscita di Gaetano Quagliariello e dei suoi a novembre) guadagnava 3,98 milioni di euro l’anno. Mentre il finanziamento pubblico ai partiti, ribattezzato rimborso elettorale dopo il referendum abrogativo del 1993, è in via d’esaurimento, ci sono oltre 250 milioni di euro per legislatura di contributi a gruppi parlamentari che poi sono l’emanazione diretta degli stessi partiti all’interno di Palazzo Madama e Montecitorio.
ALTI E BASSI
Una somma importante che serve ai gruppi per poter sviluppare l’attività parlamentare e che si modifica continuamente a seconda della consistenza del gruppo. La somma che riceve il singolo gruppo infatti è calcolata in circa 50 mila euro per deputato e in 67 mila euro per senatore. E quando questi si spostano da un gruppo all’altro si sposta anche la dotazione finanziaria che arricchisce il gruppo di entrata e impoverisce quello d’uscita.
A fare una stima di quanto questi movimenti abbiano davvero cambiato l’equilibrio finanziario dei gruppi parlamentari ci ha pensato l’associazione Openpolis con il dossier “Paga Pantalone”, dove ha analizzato i bilanci dei gruppi parlamentari nella XVII Legislatura aggiornati allo scorso 23 ottobre. Non definitivi dell’anno quindi visto che nel frattempo ci sono stati altri spostamenti, dal passaggio di Quagliariello e dei suoi da Area Popolare al Misto, a quello di Maria Tindara Gullo (fedelissima di Francantonio Genovese) dal Pd a Forza Italia e all’ultimo di Sandro Bondi e Manuela Repetti in Ala, per un totale di 323 cambi di casacca.
Ogni anno Camera e Senato finanziano le attività dei gruppi parlamentari rispettivamente per 32 e 21,3 milioni di euro. E fino ad ora sono stati elargiti 106,7 milioni di euro. Dalla stima che fa Openpolis, a guadagnare di più con questi movimenti è stata Area Popolare, che con i suoi 67 parlamentari (nell’ultimo mese scesi a 62) ha messo in cassa 3,980 milioni di euro all’anno.
Al secondo posto per crescita, c’è il gruppo misto che dall’inizio della legislatura ha guadagnato ben 37 parlamentari e un budget supplementare di 2,117 milioni di euro. Con 23 componenti in più (scesi intanto a 22 con l’uscita della Gullo) la squadra più numerosa del Pd accresce il budget di 1,304 milioni di euro e con i suoi 418 membri arriva a incassare oltre 20 milioni di euro.
LA PARTE DEL LEONE
Ala, la nuova formazione di Denis Verdini, con i 14 membri che aveva a ottobre andava verso un incasso di 948 mila euro l’anno destinato ad aumentare con l’ingresso dei due nuovi ex forzisti arrivati. Anche il gruppo di Raffaele Fitto, Conservatori e Riformisti con i suoi 10 senatori potrà gestire un budget di 677 mila euro l’anno mentre quand’erano in Forsa Italia, dovevano sottostare alle decisioni del cerchio magico di Berlusconi.
A chiudere il bilancio in positivo ci sono anche il gruppo Per le autonomie- Psi-Maie, (+10 membri), Per l’Italia–CD (+12), Fdi (+8) e Gal (+1). Il partito che perde di più e ha permesso la nascita di ben tre nuove formazioni è Forza Italia, che dal 2013 ha perso 83 parlamentari e 5,031 milioni annui. Secondo per perdite il M5s con 35 fuoriusciti e 2,066 milioni di budget in meno.
Scelta Civica ha perso 22 membri e finanziamenti annuali per 1,117 milioni di euro. E scendono anche Sel (-12 parlamentari e 609 mila euro) e Leganord (-9 parlamentari e 542 mila euro).
Ma come vengono spesi questi 50 milioni di euro l’anno dai gruppi? La parte del leone l’assorbe il personale, circa 500 tra impiegati e collaboratori che assorbono in media il 71,87% del budget con la punta più alta nel gruppo forzista della Camera (l’85%) mentre quello leghista del Senato spende meno di tutti (59,14%). Sulla comunicazione invece la classifica si capovolge con i senatori della LegaNord al primo posto (12,50% del budget) mentre l’M5s (0,11%) e Area popolare (zero) la chiudono. Interessante in questa voce notare il comportamento del Pd che alla Camera è secondo e spende il 9,76% del suo budget complessivo mentre al Senato è terzultimo con appena l’1,5% di spesa.