La Stampa, 28 dicembre 2015
I dieci decreti che cambieranno la pubblica amministrazione
I primi dieci decreti che attuano la riforma della Pubblica amministrazione sono pronti. Approderanno in Consiglio dei ministri a gennaio, ha annunciato ieri Renzi, probabilmente nella seduta del 15. Entro la primavera, poi, il ministro Marianna Madia presenterà gli altri dieci, e infine arriverà (per quello la legge prescrive sei mesi di tempo in più) il Testo unico del pubblico impiego, che dovrà stringere le maglie dei licenziamenti anche per gli statali. Ecco cosa contengono i primi provvedimenti.
Partecipate
Si stabiliscono alcuni requisiti per sfrondare le ottomila (ma alcuni calcoli ne considerano fino a diecimila) società partecipate d’Italia: hanno i giorni contati quelle con più consiglieri di amministrazione che dipendenti (ebbene sì, esistono), e quelle inattive (con fatturato sotto il milione di euro). Con questi due requisiti, il ministero della Pa ha calcolato che ne verranno tagliate circa duemila. Sarà poi introdotto un vincolo di aggregazione, con criteri che si stanno definendo, e la creazione di un organismo di controllo – da insediare a Palazzo Chigi o al ministero dell’Economia – che ogni anno dovrà verificare che le pubbliche amministrazioni rispettino i requisiti, pena la liquidazione delle quote della società.
Servizi pubblici locali
Si interviene sull’affidamento della gestione dei servizi, introducendo in modo chiaro la normativa europea finora spesso richiamata in modo confuso e quindi aggirabile. L’obiettivo è liberalizzare l’affidamento evitando discriminazioni tra pubblico e privato.
Manager della sanità
Nasce un albo nazionale presso il ministero della Salute a cui i presidenti di Regione dovranno attingere per nominare i direttori delle Asl. Negli albi, aggiornati ogni due anni, saranno iscritti professionisti a cui è stato attribuito un punteggio da una Commissione scientifica. Per i direttori generali di livello più basso, la procedura sarà analoga, ma con albi a livello regionale.
Forestali
Con l’accorpamento del Corpo forestale dello Stato ai carabinieri si passa da cinque a quattro corpi di polizia. Per chi non vorrà far parte di un corpo militare, sarà possibile aderire a un’altra forza: ma la possibilità di restare nello stesso luogo sarà garantita solo a chi accetta l’assorbimento nei carabinieri.
Foia
Il Freedom of Information Act punta a garantire la massima trasparenza dell’amministrazione nei confronti del cittadino, dandogli accesso a documenti e archivi, salvo quando siano contenuti dati sensibili (è possibile, in caso di dubbio, consultare il Garante della privacy). Nel caso di controversia tra cittadino e amministrazione, è chiamato a decidere l’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.
Amministrazione digitale
Viene inaugurato per ogni cittadino il cosiddetto domicilio digitale, un recapito che dovrà dare il via a rapporti più semplici e veloci con le amministrazioni. Il ministero sta lavorando alla creazione di un’anagrafe unica della popolazione residente (al momento spezzettata tra i diversi comuni) che sarà completata entro il 2018; poi, entro il 2021, ciascuno avrà diritto a un pin unico per accedere a tutti i servizi.
Conferenza dei servizi
Convocata quando si presenta una decisione complessa che riguarda più amministrazioni, non potrà più prolungarsi per anni, come non raramente è successo: dovrà concludersi al massimo in cinque mesi. Ci sarà un rappresentante unico per lo Stato e viene inaugurato il silenzio-assenso per chi non dà un parere entro i termini.
Interventi strategici
Ogni anno, gli enti locali potranno individuare alcuni interventi strategici sul loro territorio e, esclusivamente per quelli, ottenere un dimezzamento dei tempi stabiliti per legge per i vari permessi e via libera. Interviene a stabilire quali siano gli interventi strategici il presidente del Consiglio.
Autorità portuali
Prevista una riduzione: da 24 passeranno a 14, solo i cosiddetti porti core, ossia porti strategici a livello Ue inseriti nella rete Transeuropea.
Camere di commercio
Da 105 passeranno a 60. Resteranno quelle che riuniscono almeno 75mila imprese, con l’obbligo che ne rimanga almeno una per regione e comunque una per città metropolitana.