La Stampa, 27 dicembre 2015
Il ciclismo si spacca. Se succede davvero chi va al Giro non sarà ammesso al Tour
L’anno che sta per cominciare potrebbe rivelarsi decisivo per le sorti del ciclismo mondiale. Giorni fa c’è stato infatti lo strappo tra l’Aso, che organizza le principali corse europee, tra cui il Tour de France, e l’Uci che è la Federazione mondiale. L’Aso ha annunciato che dal 2017 si staccherà dal World Tour, cioè la serie A del ciclismo internazionale, e inserirà tutte le proprie corse nella Hors Categorie, praticamente la serie B. Motivo: disparità di vedute con l’Uci. Sarebbe una frattura clamorosa, perché gare leggendarie come Parigi-Nizza, Parigi-Roubaix, Freccia Vallone, Liegi-Bastogne-Liegi, Giro del Delfinato e Vuelta di Spagna (organizzata dalla Unipublic, controllata però dalla Aso) uscirebbero dal circuito World Tour dell’Uci e farebbero... corsa a sè. Con il rischio che chi partecipa ad altre grandi prove come Giro d’Italia o Milano-Sanremo verrebbe automaticamente escluso da Tour, Roubaix o Liegi.
Riforma rifiutata
Un terremoto senza precedenti nel ciclismo, anche più clamoroso di altre fratture già viste, o solo ipotizzate, in altri sport. Da anni per esempio nel calcio i club europei più ricchi minacciano la creazione di una Superlega continentale che finirebbe per svilire o snobbare del tutto i massimi campionati nazionali. Non parliamo poi delle innumerevoli leghe pugilistiche (Wba, Wbc, Ibf, Wbo, Ibo) che hanno determinato più campioni mondiali dei pesi massimi contemporaneamente. Uno strappo clamoroso si è avverato anche nel basket, che nel 2000 vide la Coppa Campioni dividersi tra Eurolega organizzata dalla Uleb e Suproleague sotto l’egida della Fiba (Federbasket mondiale), tanto che nel 2001 ci furono due squadre campioni d’Europa: Virtus Bologna (Uleb) e Maccabi Tel Aviv (Fiba). Dalla stagione successiva i due organismi si ricompattarono nell’Eurolega, sempre targata Uleb, alla quale però nelle scorse settimane la Fiba ha cercato nuovamente di strappare il massimo torneo continentale: e il braccio di ferro sta continuando. Più o meno come avviene nel ciclismo, con il rischio che magari nel 2017 Nibali possa essere escluso d’ufficio dal Tour de France perché reduce dal Giro d’Italia.
In ballo c’è il controllo
«Sarebbe un dramma per il ciclismo – ammonisce il ct azzurro Davide Cassani -. È sopravvissuto al cancro del doping, ma potrebbe non reggere un simile conflitto di interessi economici», seppur ammantati da altri valori. L’Aso si dice contraria alla riforma annunciata dall’Uci per il 2017, ne critica la licenza triennale riservata ai principali team World Tour, l’inserimento fra le grandi corse anche di nuove prove in Paesi emergenti senza tradizioni ciclistiche (a danno, ritiene l’Aso, delle prove europee), il sistema «chiuso» di partecipazione ai grandi giri e alle classiche monumento. «Declassando» le proprie corse (Tour de France compreso) dal World Tour alla Hors Categorie, l’Aso potrebbe invece decidere autonomamente inviti a squadre e corridori, assicurerebbe maggior travaso tra i team di 1ª fascia e quelli di 2ª fascia (Professional) e privilegerebbe le prove che hanno fatto la storia. E se poi l’Uci decidesse di organizzare un proprio Tour de France? Sulla vicenda per ora la Rcs Sport (che gestisce Giro d’Italia, Milano-Sanremo, Giro di Lombardia, Tirreno-Adriatico, Milano-Torino, Piemonte, Strade Bianche, Dubai Tour, Abu Dhabi Tour) non ha preso posizione: sbagliare mossa in un business da centinaia di milioni ogni anno può costare caro.
«Il ciclismo è storia e tradizione – conclude Cassani -, ma è giusto accogliere anche chi vuole investire in Paesi emergenti. Spero si trovi un accordo, ricordiamo che Oleg Tinkov, patron del team Tinkoff di Contador e Sagan, ha annunciato che a fine stagione lascerà il ciclismo perché non vede prospettive. Se Aso e Uci si inalberano, potrebbe essere la fine del ciclismo».