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 2015  dicembre 27 Domenica calendario

Cabana, una nuova rivista con la copertina di stoffa

Martina Mondadori, che cosa l’ha spinta a lanciare la nuova rivista, «Cabana»?
«Da un lato la passione per il mondo visivo, dall’altro una forte sensazione che il tipo di mondo che stava per diventare “mainstream” avesse un’ispirazione visiva. Chiaramente non ho inventato nulla di nuovo. Ho guardato indietro e ho pensato che, forse, la gente voleva sentirsi a proprio agio, guardando di nuovo le cose belle».
Che cos’ è «Cabana»?
«Una rivista semestrale che viene stampata come un libro. Le copertine sono realizzate in vero tessuto. Questo per rendere la rivista un oggetto da collezione. Si parla di interni, interni molto belli, che sono decorativi e fonte di ispirazione».
Di che cosa si parla e chi sono i collaboratori?
«Si parla di come queste case, musei o spazi diano un senso di appartenenza. Vogliamo mettere insieme molte madeleines proustiane per recuperare la memoria delle nostre origini».
Avete appena pubblicato il quarto numero?
«Sì. In un momento in cui tutti parlano di architetti contemporanei, nuove città e nuovi musei penso che sia bene guardare indietro a luoghi e musei meno noti. Per esempio presentiamo il Museo Guatelli, che si trova tra Toscana ed Emilia».
Vi concentrate anche sulle persone?
«No, di più sui luoghi. Raccontiamo case speciali che hanno un carattere forte e indipendente, la maggior parte realizzate senza la consulenza di un arredatore. Non è semplicemente una rivista di interni. Cerchiamo case con strane collezioni di tessuti».
Lei era una cara amica e un’ammiratrice dell’architetto e scenografo Renzo Mongiardino?
«Ammiro tutto del lavoro di Renzo e sono totalmente ispirata dal suo modo di creare ambientazioni teatrali. Le sue case avevano un’atmosfera magica. Era più di semplice senso estetico».
Perché stampare una rivista in un mondo dove è così fuori moda?
«Perché, per quanto mi piaccia pubblicarla, per me la rivista è un punto di partenza, una vetrina: quello che cerco di costruire è uno stile di vita con il marchio “Cabana”».
Che cosa intende con uno stile di vita?
«Quello che mostro in “Cabana” ha una chiara identità visuale. La mia idea è trasformarla in prodotti e questo è legato alla collaborazione avviata con la più grande piattaforma di progettazione per interni, 1stdibs.com. Curiamo un negozio online che si chiama “Cabana”, che vende tutti i tipi di oggetti per una casa nello stile della rivista. Alcuni di questi oggetti li ho trovati in viaggio o nei mercatini, altri li stiamo producendo come parte di una collezione».
Chi sta lavorando al progetto?
«Una squadra composta da me e da Christoph Radl, che è il direttore artistico».
La sede è a Londra?
«La nostra sede è a Londra e stampiamo in Italia e per il momento i nostri prodotti sono realizzati in Italia, perché “Cabana” ha molto a che fare con l’eccellenza dell’artigianato italiano. Credo che l’evoluzione di “Cabana” passi per la vendita on-line e anche attraverso la collaborazione su progetti creativi. Siano libri, mostre, o progetti con case di moda. In altre parole, promuoviamo e vendiamo il nostro stile».
Lei, per motivi familiari, e in particolare grazie a suo padre Leonardo, fin da giovane hai avuto una passione per i libri.
«In “Cabana” c’è molto della mia vita con mio padre, perché sotto certi aspetti fonde una bella pubblicazione con bella carta, stampa e rilegatura, con il mondo del collezionismo, ma non rispecchia necessariamente le ultime tendenze dell’arte contemporanea».
Ma lei è ben inserita nel mondo dell’arte contemporanea, sia come editore che come collezionista: non è così?
«Sì, lo sono ancora, ma non ci può essere solo il grande giro d’affari a cui si è ridotta l’arte contemporanea. Oggi, spesso, la gente parla di arte e acquista arte senza alcuna nozione, solo per moda. Ma si deve possedere uno sguardo. Prendiamo Frieze Masters: è interessante vedere cosa è diventata. Si occupa di arte contemporanea, ma collegandosi a molte altre forme d’arte inaspettate».
Lei è nostalgica?
«Non sono nostalgica ma romantica. Se per esempio guardiamo al mondo della moda, l’ultimo fenomeno di cui tutti parlano è il nuovo stilista di Gucci. Ha rivoluzionato il look precedente. Lo sento simile a noi, come paragone. Forse sono nostalgica e forse lo sono anche Victoria Siddall, direttrice di Frieze Masters, e Alessandro Michele, il nuovo stilista di Gucci. Può darsi che siamo tutti nostalgici. O forse stiamo cogliendo un momento in cui la gente vuole guardare agli antichi maestri con occhio contemporaneo».
Questo modo di pensare nasce dal fatto che lei è stata una brillante studentessa di filosofia?
«Forse, e forse è anche un patrimonio italiano: coltivare il passato guardandolo con occhio contemporaneo. Potrebbe essere dovuto al fatto che ho studiato scienze umane, ma è anche grazie al mio essere italiana. E probabilmente gli italiani dovrebbero essere più orgogliosi della loro cultura visiva».