Corriere della Sera, 27 dicembre 2015
Le minacce della ’ndrangheta costringono alla chiusura la squadra di calcio femminile del Locri
LOCRI (Reggio Calabria) «Quando le minacce sono indirizzate ai bambini è arrivato il momento di mollare tutto». Ferdinando Armeni presidente dello «Sporting Locri», squadra della serie A femminile di calcio a 5, è deluso e amareggiato e ha deciso di gettare la spugna dopo l’ennesimo «pizzino» che gli imponeva la chiusura della società. «Non ci sono più le condizioni – dice —. Ho costruito con sacrifici questa squadra, un vanto per Locri e per l’intera regione. L’anno scorso siamo arrivati secondi in campionato e quest’anno siamo quarti. Non so chi c’è dietro queste minacce e non capisco cosa si voglia ottenere con la chiusura della società».
Il primo biglietto d’intimidazione porta la data del 7 dicembre. Sul parabrezza dell’auto di Armeni un foglio bianco con scritto: «Devi chiudere lo Sporting Locri». Una richiesta che Armeni ha considerato un banale scherzo. Poi ne sono seguite altre tre, sempre lasciate sul parabrezza dell’auto, con la stessa richiesta. A due giorni dal Natale la frase più drammatica, perché mirava agli affetti familiari: «Forse non l’hai ancora capito che devi chiudere lo Sporting Locri se non vuoi avere danni. Sappiamo chi solitamente si siede in questo posto». L’allusione era chiara. Il «pizzino» era stato lasciato sul finestrino anteriore dell’auto di Armeni, dove solitamente è sistemato il seggiolino del figlio di tre anni. Questa minaccia ha preoccupato il presidente della squadra che in una nota ufficiale ieri ha reso noto di «voler interrompere l’attività agonistica».
I carabinieri di Locri hanno avviato le indagini per capire quale possa essere la matrice di queste intimidazioni. Per ora non ci sono elementi che possano far indirizzare le investigazioni su elementi della ‘ndrangheta. La vicenda è complessa ed è difficile decifrarla anche perché non ci sono fiumi di soldi che girano intorno alla squadra. «Siamo 50 persone nella società e tutto pesa sulle nostre spalle – dice Armeni —. Le ragazze hanno solo un rimborso spese perché molte arrivano da fuori regione e tre dalla Spagna». Il Comune ha messo a disposizione delle calciatrici un ostello per dormire. Lo Sporting Locri non è solo una società calcistica: sin dalla sua nascita, sei anni fa, è stata artefice di una serie di iniziative per il sociale. Ha donato defibrillatori, ha organizzato la maratona di Locri con più di mille partecipanti, il cui scopo era quello di sensibilizzare la donazione del cordone ombelicale. Quest’anno in occasione della giornata contro la violenza sulle donne le calciatrici si sono fatte fotografare con il volto tumefatto, frutto di un trucco, per sensibilizzare. Sara Brunello, vice capitano della formazione, ora si dice «delusa, indignata e amareggiata» per la decisione presa dopo le minacce. Lei spera ancora e il 10 gennaio a Locri è pronta a scendere in campo contro la Lazio.