Corriere della Sera, 27 dicembre 2015
Le vecchie banche non esistono più e le nuove non hanno alcun obbligo. L’intricata matassa degli (eventuali) risarcimenti
ROMA Il diritto al risarcimento del danno è salvo. Il guaio è non c’è più nessuno, a parte il Fondo di solidarietà, ed entro limiti molto stretti, che potrebbe risarcire gli investitori eventualmente truffati da Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti nel collocamento delle obbligazioni subordinate. Le loro azioni di responsabilità potranno essere indirizzate, infatti, solo alle vecchie banche che oggi sono state messe in liquidazione coatta, e che non hanno più un euro in cassa.
I consigli di amministrazione delle nuove banche nate dalle ceneri dei quattro istituti hanno fatto sapere, con una nota diffusa la vigilia di Natale che in base alle norme europee ed italiane loro «non possono essere oggetto di azioni da parte dei vecchi azionisti e obbligazionisti subordinati». Le nuove banche «buone», conferma il ministero dell’Economia, sono nate il 22 novembre con il decreto che ha messo in risoluzione i vecchi istituti, e non hanno pendenze con il passato. Né ha qualcosa da farsi perdonare la nuova banca «cattiva», nata lo stesso giorno, alla quale sono stati trasferiti i crediti in sofferenza. Tutto dunque è destinato a scaricarsi sui vecchi istituti in liquidazione, dove però non c’è più nulla da vendere e con il quale eventualmente risarcire.
Il problema non è solo teorico. Anche per questo al ministero dell’Economia non si esclude, se domani ci fosse la necessità, di aumentare le risorse del Fondo di solidarietà, oggi limitate a 100 milioni di euro, a fronte di 800 milioni di euro di obbligazioni subordinate emesse dalle quattro banche. Nelle intenzioni del governo il Fondo dovrebbe intervenire per ristorare solo i piccoli investitori danneggiati dall’azzeramento delle obbligazioni, anche ricorrendo agli arbitrati caso per caso. Secondo il Tesoro sarebbero non più di 2 mila (su 11 mila obbligazionisti totali), con un capitale di 90 milioni.
I criteri per l’accesso al Fondo, riservato alle persone fisiche e agli imprenditori individuali, devono essere stabiliti da un decreto dell’Economia e della Giustizia, ma saranno comunque molto selettivi. L’intervento sarà valutato da un collegio arbitrale e il suo contributo sarà parziale, entro «un ammontare massimo» delle perdite. «Resta salvo il diritto al risarcimento» degli investitori, c’è scritto nella legge, ma non essendoci più nessun altro in grado di pagare, tutto rischia di finire lì, con il Fondo di solidarietà. Rivolgersi a un tribunale, per una società, o una persona esclusa dal Fondo, rischia seriamente di rivelarsi cosa inutile.
La «risoluzione» delle quattro banche, con l’inedito venir meno dei vecchi soggetti giuridici, sta già creando un po’ di confusione legale. In questi giorni, ad esempio, sono state notificate le interruzioni di alcune cause che vedevano coinvolta la vecchia Banca Marche, i suoi azionisti e gli amministratori. Il vecchio istituto non c’è più. Nelle cause passive verrà sostituito dalla liquidazione coatta, che non ha soldi. Ma non è chiaro se qualcuno, e chi, sostituirà le vecchie banche nelle cause attive, quelle in cui sono loro a chiedere i danni, ad esempio agli ex amministratori (Banca Marche ha chiesto 280 milioni, Cariferrara 300). Soldi che di regola dovrebbero essere rimborsati ad azionisti e obbligazionisti.