Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 27 Domenica calendario

Storia della falena che cambiò il colore delle ali per mimetizzarsi nello smog

La storia delle polveri sottili è impressa sulle ali di una farfalla. Era il 1845 quando i naturalisti inglesi iniziarono a notare che una falena, la Biston betularia, stava cambiando colore: le ali chiare punteggiate di nero erano diventate scure. Solo così riuscivano a mimetizzarsi sui tronchi degli alberi anneriti dallo smog. La Rivoluzione industriale con l’uso massiccio di carbone e l’urbanizzazione crescente avevano riempito l’aria delle città di particolato dannoso per la salute. Da allora tante cose sono cambiate (e le ali della betularia sono tornate chiare), ma molto rimane da fare. Soprattutto in Italia, che con la Polonia è il Paese europeo dove sono più alte le concentrazioni di polveri sottili. Anche perché il tasso di motorizzazione in città, se pur in calo, rimane elevato con 613 veicoli ogni mille abitanti (erano 635 nel 2011). «Il miglioramento della qualità dell’aria è stato comunque così marginale che bastano periodi di condizioni climatiche avverse perché venga del tutto cancellato – dice Guido Visconti, professore di Fisica dell’Atmosfera all’Università dell’Aquila —. E questo perché le regole sono molto scadenti rispetto a quelle degli altri Paesi. Negli Stati Uniti l’Agenzia nazionale per l’ambiente ogni 5 anni si rivedono le regole sulle emissioni sulla base delle tecnologie disponibili. L’Italia non ha ancora una legge sull’inquinamento sull’aria».
Il Fatto del Giorno è dedicato allo smog nelle città italiane e del mondo