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 2015  dicembre 24 Giovedì calendario

Parla Martin Kobler, inviato delle Nazioni Unite. «Bisogna fermare l’Isis prima che metta le mani sul petrolio»

«La presenza di Daesh in Libia si espande ogni giorno, e se aumenterà la pressione in Siria, cercherà di spostarsi lì. Perciò è necessario agire in fretta. L’Italia avrà un ruolo fondamentale, soprattutto per addestrare le forze locali».
Quando mi riceve nel suo ufficio al Palazzo di Vetro, l’inviato speciale dell’Onu in Libia, Martin Kobler, ha appena ottenuto il consenso unanime del Consiglio di Sicurezza sull’accordo che ha negoziato in Marocco per formare un governo di unità nazionale.
Alcune componenti della società libica non hanno firmato l’intesa: come procederà ora?
«Il compito delle prossime settimane è avere a bordo tutti quelli che si oppongono. Il Consiglio di Sicurezza ha riconosciuto il governo di unità nazionale come unica autorità legittima, ma ora bisogna allargare la sua base. Tutti sono benvenuti».
Lei ha detto che l’Isis si sta espandendo non solo ad Agedabia e Ras Lanuf, ma anche al sud. Quanto è grave questa minaccia?
«Ciò che unisce tutti in Libia, favorevoli o contrari all’accordo, è la paura del terrorismo, Daesh, al Qaeda, Ansar al Sharia. Perciò il mio approccio è stato: firmate ora l’intesa, formate un governo, e creiamo la struttura di sicurezza per combattere Daesh. Se si aspetta più a lungo, il pericolo è che l’Isis si espanda verso sud, collegandosi con Boko Haram, il Niger e il Ciad, ma anche verso est e ovest, a Ras Lanuf, nelle installazioni petrolifere. Questo pericolo unisce tutti. A Sirte hanno già crocifisso delle persone. Prima di firmare l’accordo ho visto il generale Haftar (comandante dell’esercito di Tobruk, ndr), e anche lui ha confermato che la lotta a Daesh è molto alta nella sua agenda. Tutti dicono: per combattere ci servono le armi, ma come si ottengono? Solo attraverso la risoluzione del Consiglio sicurezza e il governo di unità nazionale, che poi chiederà l’esenzione dall’embargo delle armi. Questa strada è senza alternative».
La risoluzione non consente ai Paesi stranieri, su richiesta del nuovo governo, di combattere subito l’Isis?
«La risoluzione rispetta la sovranità del Paese. Prima di parlare di intervento straniero bisogna discutere di come i libici si uniranno contro Daesh. Poi, in un secondo momento, il nuovo governo potrà considerare di chiedere aiuto».
L’ambasciatore libico all’Onu Dabbashi ci ha detto che si aspetta raid aerei italiani, francesi, inglesi e Usa contro Daesh.
«Questo dipenderà dal nuovo governo, ma bisogna evitare l’impressione che la risoluzione sia stata fatta per avere un esecutivo che chiede l’intervento militare straniero. Esiste anche un grave problema umanitario da affrontare, 2,4 milioni di persone dipendono dall’assistenza. Se non faremo funzionare i servizi basilari, come gli ospedali e le scuole, perderemo un’intera generazione a favore dei radicali».
Come bisogna affrontare l’emergenza dei migranti?
«È indispensabile evitare che con l’arrivo della prossima primavera cominci un nuovo ciclo di questa attività criminale».
La risoluzione autorizza interventi nelle acque territoriali libiche, come aveva richiesto in passato Roma?
«Questo dipenderà dal nuovo governo. Facciamo un passo alla volta: il consiglio presidenziale è in carica, ora serve il nuovo governo, e poi l’approvazione da parte della Camera dei deputati».
Ritiene che sarà necessaria una missione internazionale di pace?
«È importante soprattutto fare l’addestramento, anche contro il terrorismo, perché la lotta deve essere libica. Se il governo chiederà assistenza sarà una sua decisione, e io la troverei ragionevole».
L’Italia guiderà la missione?
«L’Italia ha un ruolo importante, per la vicinanza geografica e i legami storici. Sono molto grato al ministro Gentiloni, con cui mi sento ogni settimana, e la conferenza di Roma non si è tenuta a Roma per caso. So che stanno pianificando missioni di addestramento: se l’Italia è pronta a farlo, e il governo libico chiederà assistenza, sarà una buona cosa».
Che lavoro sta facendo il generale Serra?
«È il mio consigliere militare e sta organizzando la sicurezza, discutendo in particolare con le milizie su come riportare il governo a Tripoli. Poi cercheremo di allargare questo modello a tutto il Paese».
Quali tempi prevede per realizzare l’intero progetto?
«Appena possibile. Daesh si espande giorno per giorno».