24 dicembre 2015
Le Nazioni Unite aprono la strada a una possibile azione militare internazionale in Libia • L’ipotesi di truffa al pensionato suicida che aveva investito in Banca Etruria • Dopo trentatre anni l’Autosole raddoppia • Contro lo smog Milano ferma le auto per tre giorni • Il muro verde per frenare l’avanzata del Sahara
Libia Le Nazioni Unite hanno aperto ieri sera la strada a una possibile azione militare internazionale in Libia. Obiettivi: contribuire alla sicurezza nel paese, dopo i quattro anni di caos seguiti alla caduta di Muammar Gheddafi, rafforzare il nascente governo di unità nazionale e neutralizzare la minaccia del Califfato. Nella risoluzione si afferma che il nuovo governo unitario, che dovrà insediarsi a Tripoli entro 30 giorni, sarà l’unico rappresentante legittimo della Libia. Il testo condanna le violenze, le violazioni dei diritti umani, il contrabbando di petrolio e i traffici di vite umane. Conferma l’embargo sulle armi. Sollecita le parti libiche ancora riottose a unirsi al processo. E nell’articolo 12 invita tutti i paesi membri dell’Onu a rispondere rapidamente alle eventuali richieste di assistenza presentate dal governo libico, sostenendone gli sforzi per sconfiggere i militanti dell’Is e di altri gruppi terroristici. Proprio questo era un punto chiave per le capitali occidentali. «L’Onu ha fissato la cornice legale dentro cui potrà dispiegarsi il sostegno internazionale», ha spiegato Gentiloni. Naturalmente si apre ora anche una «fase complessa » per la crisi libica, come ha osservato l’ambasciatore italiano all’Onu, Sebastiano Cardi: perché da un lato bisognerà rafforzare le istituzioni di Tripoli, dall’altro attrezzarsi per offrire assistenza al nuovo governo. Su questo terreno l’Italia si sta muovendo da tempo, preparandosi a guidare la futura coalizione internazionale che sarà composta da circa 6mila uomini (Zampagliene, Rep).
Truffa Due mesi prima di proporre a Luigi D’Angelo l’acquisto delle obbligazioni subordinate, i funzionari di Banca Etruria avrebbero modificato il suo «profilo». Il livello di «affidabilità» sarebbe stato alzato per giustificare l’investimento ad «alto rischio» che dovrebbe essere invece consigliato soltanto a clienti istituzionali o comunque a chi è esperto nella materia e dunque sa che potrebbe perdere il capitale. E adesso bisognerà verificare se il pensionato — che si è suicidato il 28 novembre scorso disperato dopo aver saputo che i suoi 110 mila euro erano carta straccia — fosse stato informato delle possibili conseguenze. Per questo il pubblico ministero di Civitavecchia Alessandra D’Amore ha chiesto alla Guardia di Finanza di perquisire la filiale dell’Istituto di credito e sequestrare tutta la documentazione. Le verifiche sul dissesto segnano dunque una nuova svolta. E si affiancano a quelle condotte dalla Procura di Arezzo sull’operato del consiglio di amministrazione. Secondo i primi controlli la modifica del «profilo» sarebbe avvenuta nel novembre del 2012 e nel febbraio del 2013 avrebbe deciso di utilizzare in quel modo i suoi risparmi. Per questo i finanzieri hanno perquisito e interrogato Marcello Benedetti, il funzionario che nei giorni scorsi — in un’intervista rilasciata a Etrurianews — aveva ammesso di aver proposto a D’Angelo quel tipo di investimento. È il primo passo di un’indagine che potrebbe presto arrivare a una svolta. I reati ipotizzati dal magistrato sono l’istigazione al suicidio e la truffa. Al momento non ci sono indagati ma appare evidente che, qualora le informazione fornite non fossero state adeguate, saranno proprio i responsabili della filiale a dover rispondere dell’accusa di aver ingannato i clienti rastrellando denaro nel tentativo di coprire i «buchi» nel bilancio di Etruria (Sarzanini, Cds).
Autosole Dopo 33 anni è stata inaugurata la Variante di valico, raddoppio del tratto appenninico della A1. Trentadiue chilometri fra Pian del Voglio e Barberino, nomi nella storia del tormentone quotidiano del bollettino del traffico. Alla cerimonia di Castiglione dei Pepoli è intervenuto Matteo Renzi. «È l’Italia che riparte», ha detto il premier che ha aggiunto: «È arrivato il giorno che sembrava non dovesse arrivare mai, che manda in soffitta i professionisti del “tanto non ce la farete mai”, del piagnisteo e della lamentazione, è il giorno che sembrava talmente lontano l’anno scorso». Riferimento alla cerimonia numero 3, quella del novembre 2014, quando Matteo Renzi e i vertici di Autostrade si erano impegnati solennemente a consegnare la variante entro la fine di quest’anno (Giubilei, Sta).
Smog 1 Da lunedì a Milano scatta il blocco delle auto: 6 ore al giorno (10-16) per tre giorni. Misura impopolare ma necessaria dal momento che la metropoli soffoca in nubi di smog. La «serie nera» di polveri sottili (Pm10) con concentrazioni doppie rispetto ai limiti consentiti (50 microgrammi per metro cubo) nel giorno di Natale arriverà a 30 giorni consecutivi. Un record storico. E il meteo non aiuta: gli esperti dicono che la cappa di alta pressione potrebbe impedire alla massa d’aria tossica di disperdersi per un’altra settimana (D’Amico, Cds).
Smog 2 Lo smog tiene in scacco da giorni anche Roma che prosegue con la misura decisa dal commissario Tronca: targhe alterne. In sei giorni sono stati controllati oltre seimila veicoli, uno su sei era fuori regola; ma ora anche nella Capitale si pensa di imitare Milano e bloccare le auto (ibidem).
Desertificazione Dal 2005 si parla di una piantagione grande un terzo dell’Italia, una cintura larga 15 chilometri e lunga 7.400, che dovrebbe fasciare l’Africa da un oceano all’altro, attraversando 11 Paesi da Dakar a Gibuti, studiata per frenare l’avanzata del Sahara verso Sud, ridurre la desertificazione del Sahel, ridare fiato a un polmone forestale che nel continente nero si riduce (dati Fao) dell’1% all’anno. finora il governo del Senegal è stato l’unico a metterci mano e semi, piantando una fila di 12 milioni di alberi per oltre 150 km. Ora però dovrebbero cominciare anche gli altri. Dopo la Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, il «Great Green Wall» sembra aver fatto (almeno sulla cartina delle promesse) un decisivo passo avanti. Un recente comunicato dell’Unione Africana, madrina del progetto, fissa i paletti del «più grande piano di sviluppo rurale» mai concepito sul continente. I leader mondiali, guidati dal francese François Hollande, «si sono impegnati a versare 4 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni». L’obiettivo da qui al 2025 è «rinverdire» e riconquistare 50 milioni di ettari. La desertificazione è una piaga che interessa 500 milioni di persone e il 40% di quella fascia di Africa che si estende sotto il Sahara. Quella barriera di miliardi di alberi dovrebbe ridurre l’erosione del suolo, frenare il vento del deserto che spinge la sabbia, favorire la permanenza dell’acqua piovana nel terreno. E dare una prospettiva economica: secondo le stime Onu due terzi della terra coltivabile in Africa potrebbero andare perduti nel giro di 10 anni, se continuasse il tasso di desertificazione attuale (Farina, Cds).
(a cura di Roberta Mercuri)