la Repubblica, 24 dicembre 2015
Cairo all’attacco: «È concorrenza sleale»
Urbano Cairo non ha preso bene questa storia del super canone nelle casse della Rai Tv. «Siamo al limite della concorrenza sleale», dice l’editore della 7 e della Cairo Communication, «siamo quasi agli aiuti di Stato». L’anno prossimo la Rai incasserà più soldi dal canone, che pagheremo nella bolletta della luce. È legittimo che lo Stato dia la caccia agli evasori dell’imposta tv. «Dice bene lei: è legittimo. Mentre trovo ingiusto che i benefici dell’operazione vadano per intero a un solo soggetto del mercato, la Rai, che peraltro è totalmente pubblico. Questo approccio danneggia gli altri editori, della televisione, della carta stampata, della radio, di Internet». Dove sarebbe il danno, scusi? «La Rai incassa già 1635 milioni dal canone. Ora, grazie alla bolletta elettrica, stima di arrivare ad almeno 1835 milioni. Secondo Mediobanca, andrà addirittura vicino quota 2000. A questa cifra, enorme, dobbiamo aggiungere altri 675 milioni di spot». Questa è la pubblicità che Viale Mazzini raccoglie in base alle norme italiane ed europee. «L’Europa, lei dice? L’inglese Bbc non trasmette un solo secondo di pubblicità. La spagnola Rtve neanche un secondo. Gli spot tedeschi e francesi sono limitati nella quantità e nelle fasce orarie. Noi italiani siamo in totale controtendenza, mi sembra». Meno spot sulla Rai, dunque? «Se la Rai incasserà 200 milioni, almeno 200 milioni in più di canone, ma per Mediobanca sono quasi 300, allora dovrebbe rinunciare a una fetta dei suoi spot. Il super canone permetterebbe di liberare risorse pubblicitarie e di aiutare gli altri media, le tv private, le radio, i giornali, il web». Lei è in conflitto d’interessi. Sta chiedendo di aiutare il suo gruppo, La7 e i suoi giornali periodici. «Sul piano personale non ho bisogno di niente. I conti del mio gruppo sono in ordine. Non ho messo alla porta nessuno, semmai ho lanciato nuovi giornali e fatto delle assunzioni, e La7 è risanata. Ma tutto intorno altri editori hanno avuto problemi, talvolta licenziando. E ad ogni editore che chiude i battenti, soffocato, un pezzo di pluralismo scompare. Intanto la Rai – forte del super canone – continuerà forse nella sua politica di dumping. Potrà vendere i sui spot a prezzo di saldo, come ha fatto negli anni bui della crisi, con ulteriore danno per gli altri editori». Quest’anno abbiamo pagato 113 euro e mezzo di canone Rai. L’anno prossimo saranno solo 100. «È un successo parziale, il governo è nelle condizioni di portare il canone a 90, addirittura ad 80 euro. A quel punto, tu puoi anche lasciare alla Rai tutti gli spot che ha oggi in portafoglio. Ma almeno hai ribaltato i vantaggi dell’operazione canone sulle famiglie, finalmente beneficiate da uno sconto consistente sull’imposta tv». Il servizio pubblico non le sembra qualcosa da tutelare? «Quale servizio pubblico, mi scusi? L’altra sera guardavo Panariello. Un bravo artista che fa ottimi ascolti. Ma quello è servizio pubblico? Far ridere la gente è servizio pubblico?». Il governo dunque ha sbagliato? «Mi sono riletto il manifesto della Leopolda del 2011. Renzi proponeva, punto 16, di privatizzare RaiUno e RaiDue. E di allontanare, punto 17, i partiti da Viale Mazzini. Siamo lontani da questi buoni propositi»