la Repubblica, 24 dicembre 2015
Gli equilibri in Consob sono cambiati, in febbraio Vegas può saltare
MILANO. Sale la tensione politica intorno al presidente della Consob Giuseppe Vegas. L’azzeramento di 788 milioni di euro di bond subordinati emessi dalle quattro banche del Centro Italia ha messo in difficoltà la Commissione che vigila su mercati e risparmio: anche perchè alcuni – almeno 50 milioni emessi da Banca Etruria a fine 2013, quando il crac era vicino – si potevano riavere in toto, se come consente il Testo unico della finanza la Consob avesse esteso i due giorni (minimo di legge) di tempo lasciati dalla banca ai risparmiatori per la revoca integrale, quando dovette pubblicare un supplemento al prospetto per dire che i rischi erano aumentati.
Ambienti della maggioranza dopo che il governo ha attribuito all’Autorità anticorruzione il ruolo di arbitro sui risparmi traditi ad Arezzo, Chieti, Ferrara, Marche – valutano il da farsi. Con la forza di un argomento nuovo: la fresca indicazione dei due nuovi commissari Giuseppe Maria Berruti e Carmine Di Noia, che potrebbe ribaltare gli equilibri nel collegio a cinque della Commissione. Insieme ad Anna Genovese, nominata da Renzi in luglio, il plenum che negli ultimi anni Vegas ha dominato (anche perché il voto del presidente vale doppio in caso di stallo) darà vita a equilibri tutti nuovi. E se le nuove votazioni nel collegio tornato a cinque, da febbraio, iniziassero a girare contro Vegas, col rischio di complicare il funzionamento dell’authority in una fase delicatissima, potrebbero prodursi le premesse per un ricambio anticipato dell’economista indicato da Berlusconi a fine 2010 e in scadenza tra due anni.
Le dichiarazioni di Vegas degli ultimi giorni hanno aumentato il nervosismo. Prima ha dato la colpa all’Ue, che nel 2010 avrebbe imposto tempi così stretti per informare gli investitori nelle aggiunte ai prospetti (per gli aretini, tra l’altro, brevi e semifestivi: il 24 e 27 dicembre 2013). Tuttavia il Tuf italiano, al 95-bis comma 2, scrive che quel termine «può essere prorogato. La data ultima entro cui il diritto di revoca è esercitabile è indicata nel supplemento». E Consob, che ha tra i maggiori poteri quello di congelare l’informativa finché non è ben fatta, poteva far estendere i termini. Invece no, anzi il prospetto dei quattro bond Etruria 2013 da 50 milioni non recava nemmeno la «data ultima» per riavere i soldi.
Altra vexata quaestio riguarda gli scenari probabilistici di rendimento, che basandosi su modelli quantitativi usati dalle banche attualizzano i flussi e stimano il grado di rischio degli investimenti, sintetizzando in chiari numeri quante e quali chance si hanno di guadagnare o perdere. Vegas ha ribadito che «gli scenari probabilistici non sono affidabili tant’è che nessuno li ha adottati»; addirittura, che l’Europa «li ha vietati». Per il vero, il regolamento Ue 2012 sui prospetti contiene solo indicazioni di massima, e non cita gli “scenari” ma neanche li vieta. Tanto che la Cnmv portoghese li prevede, la Fsa britannica li usa per identificare i prodotti più rischiosi (tra cui alcuni bond) che vieta al pubblico. La Consob, dopo averli introdotti e magnificati nel 2009, li ha mandati in soffitta nel 2011 per lo scetticismo di Vegas e del suo mentore Giulio Tremonti.
Qualcuno dice che ebbe un peso la lobby bancaria, che non gradiva clamori sui rischi dei suoi bond, mentre li sfornava a gran ritmo per arginare le perdite e le richieste regolatorie. Tra l’altro gli “scenari” vigono ancora sulle polizze unit linked – vedi Regolamento emittenti Consob aggiornato l’8 gennaio 2015 – e vari accademici e addetti li rimpiangono. Come li rimpiangono gli obbligazionisti Carichieti o Banca Etruria, che se sui prospetti 2013 avessero potuto leggere, rispettivamente, «rischio del 50% di perdere un terzo del capitale», o «rischio del 62% di perdere il 46%», avrebbero respinto quei consigli. «Alla luce delle nuove norme sul bail in, e della corsa a rafforzarsi tramite i subordinati delle banche italiane, gli scenari probabilistici ci avrebbero fatto comodo – dice l’economista Vincenzo Visco, ex ministro del Tesoro per il Pd -. La Consob, invece di rendere sempre più espliciti i rischi, li ha tolti dai prospetti dei bond. Forse per un malinteso senso di supporto: ma il supporto non può avvenire a scapito della povera gente».