Corriere della Sera, 24 dicembre 2015
Il prezzo del petrolio crolla, ma quello della benzina per niente
La matematica fa brutti scherzi quando si parla di prezzi della benzina e del petrolio. Oggi il valore del greggio è basso. Ancora più basso di quei 41 euro registrati nel 2008. Eppure rispetto ad allora la benzina è più cara. Addirittura del 30 per cento. Se sette anni fa un litro di benzina costava in media 1,115 euro al litro, in questi giorni il prezzo alla pompa tocca gli 1,451 euro al litro: 0,337 euro in più.
A fare notare la discrepanza è l’ufficio studi della Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre. A ben guardare il paradosso è solo apparente. Se alla pompa di benzina gli italiani non si sono accorti della diminuzione del prezzo del petrolio la colpa è per cominciare delle tasse: più 32% rispetto al 2008. In dettaglio, l’Iva è passata dal 20 al 22%. Inoltre sono lievitate le accise.
«Tra i Paesi che utilizzano la moneta unica – constata Paolo Zabeo della Cgia di Mestre – solo i Paesi Bassi, con il 70,3 per cento, hanno un’incidenza percentuale della tassazione sul prezzo alla pompa superiore alla nostra, che ha raggiunto il 68,2%». L’Iva e le accise ci costano 0,99 euro al litro, ben 14,2 punti percentuali sopra la media.
Colpisce anche un’altra osservazione. Legata al prezzo industriale dei carburanti. Fanno notare alla Cgil di Mestre: «Se verso la fine del 2008 il prezzo industriale era pari a 0,365 euro al litro, in questi giorni è salito a 0,461 euro. L’incremento è del 26,4%.
L’allerta si riduce se il prezzo industriale della benzina in Italia viene parametrato con quello degli altri Paesi. Si scopre così che i nostri 0,461 euro di prezzo industriale per litro di benzina sono «solo» il 3% sopra la media dei Paesi dell’area euro. Da notare: per prezzo industriale si intende quello che ingloba sia i costi di produzione in senso stretto che quelli di distribuzione.
Il risultato delle dinamiche appena illustrate è il seguente: gli italiani pagano la benzina sempre più cara rispetto ai Paesi confinanti. Il 14,4% più dei francesi, il 18,9% più degli sloveni e addirittura il 30,7% più degli austriaci.
La Cgia di Mestre chiede al Governo di intervenire ed eliminare i balzelli che gravano sul costo del carburante a vantaggio di consumatori e attività produttive. Ma c’è anche chi la pensa diversamente. Secondo l’economista Leon Blanchard, ex capo economista del Fmi, in una fase di allarme ecologico per il pianeta sarebbe utile compensare la diminuzione dei prezzi dei carburanti con una tassa più alta sulla benzina.
«Non bisogna dimenticare che l’Italia raffina il greggio – fa notare Marco Bulfon, esperto di prezzi e tariffe di Altroconsumo –. Molti Paesi, tra questi la Spagna, vengono ad approvvigionarsi da noi. Eppure i loro prezzi al distributore sono più bassi. Del 25% in Spagna, del 10% in Germania, del 13% in Francia. È evidente che qualcosa non funziona. Il nostro sistema distributivo è troppo parcellizzato. Inoltre abbiamo un problema di concorrenza. Servirebbero più controlli. E sanzioni più efficaci in caso di andamenti anomali dei prezzi».