Corriere della Sera, 24 dicembre 2015
La Boscono spiega la sua bellezza da racchiona
Maria Carla comincia spiazzando. Ma non sarà l’unica volta. «Non ho piu tempo di fare viaggi pazzeschi, preferisco stare con mia figlia. Sto trascorrendo qualche giorno a Dubai, che è l’anti-me, ma avevo bisogno di staccare un po’ per rilassarmi. Siamo diventate un po’ come dei bancari: routine e orari». Non ci venga a raccontare, ora, che la vita di una top model è faticosa e noiosa e pure che va contro natura di voi alte, magre e belle? «Eh no, sul bello avrei qualcosa da dire. Non sono mica Gisèle! I miei fratelli invece, loro sì che sono uno schianto: alti, biondi e con gli occhi azzurri». Spigliata, ironica, intelligente, curiosa: Maria Carla Boscono, 35 anni il 20 settembre scorso, romana, caso unico di modella sempre all’apice malgrado siano passati vent’anni dalla sua prima sfilata. In questi giorni esce in lingerie per la nuova campagna di La Perla. Riesce a sorprendere anche in questo: «Confesso che sono stati loro a farmi scoprire il reggiseno: non ne avevo mai usato uno». Non solo: lei, la regina del gotico, ha scelto di indossare lingerie bianca: «Sono una romantica e solare ragazza romana». Era il settembre 1996, Milano, la volle a tutti i costi Piero Piazzi, allora agente alla Riccardo Gay, che la trovò con mamma e papà in corridoio «delusa» perché era stata «rifiutata» per l’ennesima volta. «Ma lui fu ed è una di quelle persone che credettero in me e tutt’oggi sono la mia famiglia».
Lo avrebbe mai detto, quel giorno, dopo tante porte in faccia che sarebbe diventata un-caso-unico?
«Non sono un premio Nobel ma sono una donna fashion, non sono coltissima ma neppure stupida. Quando ho iniziato ero una ragazzina curiosa, molto curiosa, che andava da Karl Lagerfeld e non si faceva problema a chiedergli qualcosa sulla collezione: l’ispirazione, le lavorazioni, i dettagli. Insomma, è sempre stato un mondo in cui mi sono sentita a mio agio. Avevo un’estetica precisa. Direi innata. Detto questo, non lo avrei mai detto così a tavolino. Èl’istinto a guidarmi. Poi sono stata anche molto fortunata: ho trovato persone come Piero o Riccardo Tisci che mi hanno dato sicurezza».
Scusi, ma tutti fanno sempre questa domanda: «Quanto guadagna una modella?».
«I tempi d’oro sono passati, e, ripeto, io non sono Gisèle che è donna da 20 milioni di euro l’anno, io non arrivo a un decimo. Il mio stato preferito? La solitudine e la mia famiglia e non il lusso e la vita di società. Ho sempre fatto delle scelte e al denaro ho spesso preferito altro, consapevole che non è quello a rendere felici. Gisèle è una grande donna e un’amica, ma lei sceglie anche cose che le interessano al capitolo lavoro. Io no. Sono così, un po’ più povera, ma molto cool».
Vent’anni al top, caso unico: nessuna come lei, neppure Naomi o Kate, eppure...
«Già, io con la mia bellezza da racchiona, lo so. E pensare che mi chiamavano la Olivia (l’eterna fidanzata di Braccio di Ferro ndr) del fashion. Ora sono popolare e sono considerata bella ma ho dovuto inventare qualcosa che non c’era. Ho fatto pace con me stessa molto tempo fa, quando ho smesso di torturarmi pensando a quello che volevo essere e non ero. E questo grazie alle persone che si innamorate della mia unicità. Che mi dicevano che ero bella perché ero io e così. Allora non ho più voluto essere diversa. Il mio essere bella e unica. Credo che il mio successo sia merito di questa sicurezza. Come dicono in Francia: ora sto molto bene nel mio paio di scarpe».
C’è un limite oltre al quale non andrebbe mai?
«Quando cominci a fare la modella devo compilare la tua card: altezza, peso, taglie, misure. E poi se hai fatto nudi o no. La mia card non è cambiata da quando avevo sedici anni. Dunque ho sempre fatto quello in cui credo. Con le aziende che mi piacciono. Quando prendo un lavoro mi informo di tutto, dal fotografo al parrucchiere».
La seduzione è ancora una giarrettiera?
«Sedurre è una faccenda persona. E può essere anche solo un profumo che resta nell’aria. Poi confesso che nella prima campagna con la Perla non facevo che dire: “ma io non so come muovermi in slip e reggiseno”, non avendo poi mai usato il secondo! Ma poi ho capito quanto sia importante anche l’abbigliamento intimo. E mi sono scatenata. Considerando che fra l’altro che la prima volta fu il mio ritorno, tre anni fa, in una campagna, dopo la nascita della mia bimba e non ero proprio a mio agio perché non ero in forma. Andò benissimo e scoprii appunto il brivido, e il valore, del reggiseno di pizzo».
Maternità e moda, difficile accoppiata?
«Ho preso 33 chili in gravidanza e ho voluto il parto naturale. Tutti erano preoccupati. Ero come una balena spiaggiata, ma a me non interessava. Il sapore della vita è sempre stato più importante. Non avrei mai potuto fare la modella se avessi dovuto stare a dieta. Grazie al mio metabolismo ho sempre mangiato tanto e di tutto. Però con quei 33 chili mi facevo ridere e non mi guardavo. Poi li ho persi e ora sono quella di sempre, forse con l’età mi sono venute un po’ di curve in più, che non mi dispiacciono. Invecchiare non mi fa paura. Temo di più la clessidra che scorre, come tutte le persone che amano e mangiano la vita».
E se sua figlia le dicesse: «Voglio fare la modella»?
«Io spero farà altro, il medico, per esempio, o il funzionario all’Onu. Qualcosa di più sociale, ecco. Ha capito, certo che lavoro faccio. Non sono vanitosa quindi a casa non ci sono foto mie alle pareti, però lei sa e all’aeroporto quando vede le mie pubblicità dice a tutti “è la mia mamma!”. Per ora mi prende in giro: dice che quando lavoro faccio sempre il broncio e mi imita. Ed è vero: in foto o in passerella, ho sempre quell’aria corrucciata.».
Meglio le top anni Novanta o le «New face» di oggi, modelle usa e getta che cambiano ad ogni stagione?
«So che c’è chi non ama le modelle usa e getta però spezzo una lancia a favore di queste generazioni che non si illudono come facevamo noi di avere una carriera sicura, e dunque fama e soldi, solo perché facevamo qualche sfilata. Ho conosciuto tante ragazze che nell’inseguire quel sogno non hanno concluso nulla. Oggi sanno che tutto può durare anche solo un anno e quindi la vivono come un’esperienza per viaggiare, conoscere, imparare una lingua e intanto guadagnare qualcosa per poi decidere cosa fare».
E Maria Carla cosa farà da «grande»?
«Fin che posso la modella. Poi, spero, charity, e usare la mia faccia o per aiutare chi è stato meno fortunato».