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 2015  dicembre 23 Mercoledì calendario

Madame Claude, ritratto di una maîtresse del 900 che sapeva far felici Jfk, Marlon Brando, Gianni Agnelli, lo scià di Persia etc.

«Ci sono due cose per cui la gente sarà sempre disposta a pagare: il cibo e il sesso. Io non ho mai saputo cucinare» dichiarò una volta. Madame Claude non ha mai imparato a farlo, in compenso aveva capito che offrire sesso versione deluxe, le avrebbe fruttato. La regina delle maîtresse, a capo, negli anni 60 e 70, di un gigantesco giro di prostituzione, uno dei grandi scandali dell’epoca del presidente Pompidou, è morta a Nizza a 92 anni. Con lei e i suoi segreti, sparisce in mondo.Nata nel 1923 in una modesta famiglia di Angers, all’anagrafe Fernande Grudet, arrivata a Parigi cominciò a prostituirsi (anche se ha sempre negato). In dieci anni si reinventa come rampolla dell’alta borghesia con un passato nella Resistenza, adotta il nome di battaglia di Madame Claude e apre la sua maison close nel prestigioso XVIesimo arrondissement di Parigi. Un mondo a parte, quello creato dalla signora con lo spirito da imprenditrice, che gestiva 500 donne belle e raffinate al servizio di uomini di potere. Una rete di squillo a cui si rivolgeva il gotha: capi di Stato e di governo, politici, industriali, banchieri, artisti (circolarono i nomi di John Fitzgerald Kennedy, Marlon Brando e Gianni Agnelli).Il principio che la ispirava, era rendere il vizio joli “bello”: le sue ragazze non avevano l’aria da prostitute, ma da ragazze di buona famiglia, eleganti e discrete. Più simili a Catherine Deneuve in Bella di giorno di Buñuel, che alle escort coi lineamenti stravolti dal botox di ultima generazione. «Cigni», le chiamava quando passavano la sua selezione: test di cultura generale oltre alla prova dell’alcova. Delle venti filles che si presentavano ogni mese, ne veniva «arruolata» una, destinata a studiare le lingue, arte e filosofia. La maîtresse vestiva le ragazze da capo a piedi, sceglieva gli abiti e la biancheria. Non poteva fare brutta figura con clienti come Onassis, Chagall, Gheddafi, lo scià di Persia (che pagava in gioielli). Su di lei furono girati vari film, tra cui Madame Claude con Françoise Fabian nel ruolo della maitresse. «Sono rimasta colpita dal suo modo cinico di vedere il sesso tra uomo e donna» raccontò l’attrice al settimanale Le Point. «Per lei gli uomini non erano altro che portafogli. Immagino ci sia stata una sofferenza segreta dietro le sue parole. Ricordo che vietava alle ragazze di indossare biancheria nera. Tutte dovevano averla bianca».William Stadiem, scrittore e giornalista di Vanity Fair, biografo di Madame, ha svelato la vita immaginaria della signora, che arrivò a farsi tatuare un numero da deportata per sostenere di essere stata in un campo di concentramento. Una donna capace di un gesto come questo, viene da pensare, è capace di tutto.Le prostitute che gestiva offrivano prestazioni sessuali dai 10mila ai 15mila franchi a notte (tra i 1.500 e i 2.300 euro) lasciandole una commissione del 30%. L’elezione del presidente Valéry Giscard d’Estaing e il rafforzamento della lotta alla prostituzione, a metà degli anni 70, segnano l’inizio della fine. Nonostante le protezioni di cui godeva e una fuga negli Stati Uniti, Madame Claude fu condannata e incarcerata più volte. Negli anni 90 organizzò un ultimo giro di squillo. Si congratulò con Martine Monteil, a capo della brigata anti- prostituzione che la fece arrestare. «Sono felice che una donna abbia un riconoscimento: lei è in gamba». Vent’anni dopo i guai giudiziari, e 11 milioni di franchi da dare al fisco, si ritirò a Nizza in una casa in affitto. Sola. È morta a poche settimane dal passaggio all’Assemblea Nazionale di una proposta di legge socialista per rafforzare la lotta allo sfruttamento della prostituzione.