La Stampa, 23 dicembre 2015
In Europa ci sono un milione di profughi
Da mesi conviviamo con i volti dei disperati che armati solo di un cellulare si lasciano alle spalle le macerie di una vita per bussare ai nostri confini sfidando il deserto, il mare, i nuovi muri tirati su nell’arco di una notte. Sono un milione: secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) un milione di migranti ha raggiunto l’Europa nel 2015, quattro volte quanti ne arrivarono nel 2014. Oltre la metà proviene dalla Siria, profughi dalla guerra sanguinaria che per quattro anni abbiamo preteso di ignorare. Gli altri sono afghani, iracheni, eritrei, quasi tutti hanno seguito la rotta che dalla Turchia porta in Grecia.
«Speriamo che l’accordo raggiunto in Libia sia un’evoluzione e che possa frenare gli arrivi» si augura il ministro dell’interno Angelino Alfano. L’Italia è il secondo Paese dopo la Grecia per numero di sbarchi nel 2015 (150.317 contro gli 821.008 registrati da Atene, di cui almeno l’80% provenienti dalla Libia). Alfano, che ha annunciato l’inaugurazione dell’hotspot di Trapani, confida in un’azione coordinata dell’Ue per controlli e rimpatri degli irregolari. Ma al di là dell’emergenza bisogna fare i conti con un fenomeno che, come nota il capo dell’Oim William Lacy Swing, è oggi «inevitabile».
Le migrazioni sono inevitabili. Non dovrebbe esserlo invece l’ecatombe che ha funestato il 2015 fino a incarnarsi drammaticamente nella foto con il corpo senza vita del piccolo Aylan. L’Oim calcola che in quasi dodici mesi sono affogate o scomparse nel mare 3695 persone e mentre mancano pochi giorni alla fine dell’anno continuiamo ad assistere a naufragi nell’Egeo. Le previsioni per il 2016 non sono rosee, ci sono poche speranze di risolvere in breve i conflitti in Siria e in Libia e lo Yemen si aggrava di giorno in giorno. A detta dell’Unhcr, l’alto commissariato Onu per i rifugiati, il numero di migranti non scenderà, anzi. Nel mondo in cui viviamo oltre 60 milioni di persone sono rifugiati o sfollati nel loro Paese.