Corriere della Sera, 23 dicembre 2015
La svolta jazz di David Bowie
Il Bowie che non ti aspetti. Frase che sarebbe andata bene per presentare qualsiasi progetto della carriera della rockstar. Questa volta lo è ancora di più. Bowie sta per pubblicare un nuovo album: si chiama ★, si legge blackstar, stella nera, e uscirà l’8 gennaio per celebrare il 69esimo compleanno dell’artista. La sorpresa non sta nel simbolo grafico al posto del titolo. Sono i suoni a svelare una nuova strada musicale per Bowie.
Se «The Next Day», il disco con cui nel 2013 aveva rotto un silenzio decennale, segnava un ritorno alle origini rock a partire dalla copertina che riprendeva quella del classico «Heroes», qui siamo in un territorio nuovo. Bowie non ha rilasciato interviste. Ha delegato Tony Visconti, il suo storico produttore. «Abbiamo ascolto molto Kendrick Lamar (il più forte rapper americano del momento ndr ). Il risultato non c’entra niente con il suo lavoro, ma ci è piaciuto molto il fatto che Kendrick sia stato così aperto mentalmente e che non abbia fatto un vero album hip-hop. Ha messo dentro qualsiasi cosa, ed è esattamente quello che volevamo fare. L’obiettivo era di evitare in ogni modo il rock & roll», ha dichiarato a Rolling Stone.
La rockstar ha lavorato con la formazione jazz del sassofonista Donny McCaslin, scoperto in un club di New York e con cui aveva collaborato per «Sue (Or in a Season of Crime)», inedito dall’anima jazz inserito in una raccolta del 2014 e che qui appare in una versione più sperimentale. Un ritorno al primo amore, quel mondo musicale scoperto grazie al fratellastro Terry Burns e praticato col primo sax ricevuto in regalo dalla madre.
L’esperimento di ★ non si può paragonare a quello del debutto solista di Sting. Per «The Dream of the Blue Turtles» l’ex Police aveva piegato i suoni del jazz di New Orleans alle esigenze del poprock. Qui Bowie allenta le rigidità della forma canzone per avvicinarsi a un free jazz di non semplice lettura, ma non inavvicinabile.
Il disco si apre con la title track. Dieci minuti stranianti, fughe armoniche, cambi di tempo, ritmi spezzati e assoli che lasciano pochi punti di riferimento. Il testo è pieno di allusioni oscure e simbolismi («Qualcosa è accaduto il giorno che è morto/ Lo spirito si è innalzato di un metro e si è fatto da parte/ Qualcun altro ha preso il suo posto e ha gridato con coraggio») e anche la voce di Bowie e tutto fuorché rassicurante. Stando a McCaslin, smentito però dal portavoce di Bowie, le parole sarebbero una lettura metaforica del fenomeno Isis. I pezzi dell’album sono soltanto sette per circa 45 minuti. E quasi dieci se li prende proprio «Blackstar». Il perché di quel «quasi» è ancora Visconti a spiegarlo. Su iTunes non si possono caricare singoli che superino i 10 minuti. «Una cavolata enorme – ha spiegato —. David però era irremovibile sul fatto che sarebbe stato questo il primo singolo e non voleva fare anche una versione da album per non creare confusione».
«’Tis a Pity She Was a Whore» ha una ritmica incalzante e un sax che spazia in libertà assoluta. In «Lazarus», colonna sonora dell’omonimo musical off-Broadway in scena in queste settimane, si sentono anche le chitarre, ma non siamo nel territorio del rock. «Girl Loves Me» usa lo slang della comunità gay londinese anni 60 mischiato a quello dei drughi di Arancia Meccanica. Il finale del disco è tranquillizzante. «Dollar Days» è una ballad più tradizionale in equilibrio fra pianoforte e sax, mentre «I Can’t Give Everything Away» Bowie quasi crooneggia.
Non aspettiamoci concerti. Non ne fa da quando, nel 2004, cancellò un tour per un attacco di cuore. «Quello che ha detto anni fa è ancora valido – ha detto Visconti a Mojo —. Non mi svela mai i suoi progetti, ma è sempre così chiaro quando viene fuori questo tema che non lo farà di certo. Magari un evento unico, ma se accadesse sarei sorpreso anch’io».