Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 23 Mercoledì calendario

Il razzo che atterra in verticale

Elon Musk è riuscito a conquistare il successo più importante della sua storia di costruttore di razzi spaziali: ha riportato sulla Terra il vettore utilizzato per lanciare un grappolo di undici satelliti per telecomunicazioni Orbcom, facendolo anche atterrare in verticale. La fantascienza ci aveva mostrato astronavi che partivano e atterravano con disinvoltura. Lo space shuttle con le sue complicazioni era riuscito solo in parte a materializzare il complicato sogno spingendo la Nasa ad abbandonarlo dopo due disastri mortali e spese faraoniche.
L’utilizzo intenso dello spazio è sempre stato limitato dagli eccessivi costi di lancio perché il razzo si utilizza una sola volta. Finché nel 2002, quando Elon Musk entra nell’arena del trasporto spaziale, annuncia subito il suo obiettivo di produrre un vettore da impiegare ripetutamente proprio per offrire prezzi più accessibili. E lunedì sera a Cape Canaveral (le 2.30 di ieri mattina in Italia) è giunto all’ambitissima meta: il primo stadio del Falcon-9, dopo aver esaurito il suo compito, con una complicata manovra automatica ha invertito la rotta e invece di cadere in mare e distruggersi, come in passato, è volato verso la Florida, alla base da cui era partito. Dopo aver esteso le quattro gambe è atterrato molleggiando. Il secondo stadio, intanto, ha proseguito portando in orbita il suo prezioso carico satellitare.
Gli ostacoli tecnici da superare erano notevoli, il primo di tutti scrivere un software in grado di gestire tutte le manovre con sicurezza. Due insuccessi, in gennaio ed aprile, avevano dimostrato la grandezza del problema. Ma Elon Musk è abituato ad affrontare rischi sin da quando decise di fabbricare il motore Merlin di cui è dotato il Falcon-9 utilizzando una tecnologia abbandonata da tutti perché ritenuta quasi impossibile nonostante i vantaggi prospettati: il primo passo per arrivare a trasportare più economicamente i satelliti. Infatti ha vinto un contratto con la Nasa per realizzare e lanciare la capsula Dragon che assicura i rifornimenti della stazione spaziale. Il Dipartimento della Difesa aveva costruito un prototipo di razzo riutilizzabile, il Delta Clipper, al quale abbiamo visto compiere negli anni Novanta balzi di poche centinaia di metri in aria tornando in fretta nel deserto del Nuovo Mexico. Ma si distruggeva e il progetto è stato cancellato. Occorreva un coraggioso come Musk per arrivare a un risultato. Ora lanciare con il vettore europeo Ariane-5 costa 10 mila dollari al chilo mentre gli americani Atlas e Delta arrivano a 13 mila dollari. Musk punta almeno a dimezzare questi costi, arrivando a un terzo se non a un quarto. Dopo il successo di lunedì sera tutti i costruttori dovranno fare i conti con lui.