Corriere della Sera, 23 dicembre 2015
Intanto è stata salvata la Banca Tercas
Non sono bastati 300 milioni del Fondo interbancario di tutela dei depositi e altrettanti della Banca popolare di Bari per portare a compimento il salvataggio di Banca Tercas, istituto di Teramo che controlla anche la pescarese Caripe. E anche oggi che è arrivato l’ok del sistema bancario alla trasformazione di un primo intervento obbligatorio in volontario e che la Popolare di Bari ha rimborsato 55 milioni di obbligazioni subordinate di Tercas in scadenza, occorre paradossalmente aspettare lo stop della Commissione europea al precedente intervento, di un anno e mezzo fa, per completare il salvataggio di Tercas. Il tutto mentre il 19 ottobre scorso la Commissione europea ha approvato il piano di salvataggio della HSH Nordbank, banca di Amburgo specializzata nel credito navale che, in dissesto finanziario da tempo, sarà oggetto di una liquidazione o di una vendita usufruendo però delle garanzie pari a 3 miliardi dello Stato tedesco.
Da una parte, in Germania, un iter senza ostacoli nonostante l’evidente intervento dello Stato; dall’altra, lungo l’Adriatico, una continua rincorsa per adeguarsi alle richieste di Bruxelles. Adesso, comunque, il salvataggio di Banca Tercas è stato messo in sicurezza. «Sono arrivate le adesioni necessarie, vale a dire un numero di banche del sistema che rappresenti almeno il 95% dei depositi protetti – spiega Salvatore Maccarone, presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi – perché possa costituirsi il cosiddetto schema volontario necessario nel caso in cui la Commissione europea configuri l’operazione di salvataggio operata dalla Banca popolare di Bari nel 2014 come aiuto di Stato». La teramana Banca Tercas – che controlla la pescarese Caripe – nel luglio 2014, in pieno commissariamento, venne salvata dalla Banca popolare di Bari. Che, però, per quel salvataggio si avvalse anche di circa 300 milioni del Fondo interbancario di tutela dei depositi che rappresentavano un contributo obbligatorio del sistema bancario. La Ue, però, nel febbraio 2015 aprì un’istruttoria nei confronti della Repubblica italiana proprio per presunta violazione della disciplina sugli aiuti di Stato. Secondo la Commissione europea, infatti, le contribuzioni obbligatorie possono essere considerate risorse statali e la decisione relativa all’utilizzo delle risorse è imputabile allo Stato. Ovviamente, nei mesi scorsi, sia lo Stato italiano che il Fondo interbancario di tutela dei depositi (oltre che Popolare di Bari e Tercas) hanno contestato tale impostazione perché l’intervento del Fondo non è imputabile allo Stato, né sono state utilizzate risorse pubbliche. Ma la decisione della Commissione europea sembra orientarsi nel senso di ritenere l’intervento come aiuto di Stato non compatibile. «Non appena arriverà il provvedimento – conclude Maccarone – il braccio volontario sarà pronto a costituirsi, essendo adesso arrivate le necessarie adesioni del sistema bancario».