Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  dicembre 22 Martedì calendario

C’è un caso anche con le Coop. A rischio 12 miliardi di euro?

Nel calderone bollente del risparmio tradito, non ci sono solo i soldi di azionisti e obbligazionisti che hanno pagato con i loro investimenti il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Cari Chieti e CariFerrara. Ma anche quelli di migliaia di piccoli risparmiatori, che nel silenzio mediatico hanno visto andare in fumo i risparmi di una vita riposti nel fidato «fortino» delle cooperative rosse. Le stesse che oggi corrono ai ripari, promettendo revisioni normative e strette ai controlli per evitare che l’effetto psicologico del Salva-banche inneschi la fuga dei soci.
In ballo, infatti, ci sono 15 miliardi di euro – 12 miliardi solo nelle nove grandi cooperative di consumo – che 1 milione e 300mila italiani hanno scelto di affidare alla pancia del prestito sociale. Una fetta rilevante, tanto che se la macchina coop fosse una banca, ipotizza il Sole24Ore, per volume di raccolta sarebbe la venticinquesima in Italia. Con la differenza, sostanziale, di non essere soggetta alla vigilanza cui sono sottoposti gli istituti bancari e gli intermediari finanziari. Nel ventre molle delle cooperative, dove non ci sono ispezioni di Bankitalia, commissariamenti e segnalazioni sospette, per le società che hanno fatto crac hanno pagato azionisti e prestatori. Altro che bail in. Nel terremoto finanziario e giudiziario che ha travolto Cooperative Operaie e Coop Carnica in Fvg – senza scomodare i dissesti recenti della Di Vittorio a Parma e di Coopsette a Reggio Emilia – a pagare non sono stati arditi speculatori finanziari, ma un esercito di 20mila pensionati talmente certi dell’infallibile cassaforte cooperativistica da trasformare conti correnti in azioni e libretti, per 130 milioni di euro. Scandali che hanno macchiato l’immacolata reputazione de «La coop sei tu» e hanno fatto scattare pure l’allerta di Bankitalia, che alla vigilia del Salva-banche ha avviato una consultazione pubblica per arginare la raccolta selvaggia del risparmio e assicurare maggiori garanzie al popolo dei prestatori. Perché con le banche, le coop hanno in comune non solo il volume della raccolta, ma anche l’immagine agli occhi di consumatori che nel libretto di risparmio vedono più un deposito bancario, con il plus di una rendita, che un capitale a rischio. Tanto che in Fvg veniva incentivato con depliant al banco dei salumi del supermercato sotto casa.
In considerazione, sottolineano da via Nazionale, delle «problematiche emerse in alcuni episodi di crisi d’impresa», è necessario «rafforzare i presidi normativi, patrimoniali e di trasparenza a tutela dei risparmiatori che prestano fondi a soggetti diversi dalle banche, specie con riferimento a forme che coinvolgono un pubblico numeroso composto da consumatori». Raccolta che non deve, avverte Bankitalia, superare il limite del triplo del patrimonio. Le cooperative possono spingersi fino a cinque volte tanto solo accendendo una fideiussione che garantisca ai soci il rimborso del 30% dei loro prestiti. Non solo, nella definizione dei parametri e delle soglie di sicurezza, Bankitalia sottolinea che «il valore del patrimonio da assumere a riferimento dovrà essere quello risultante dal bilancio consolidato». Ovvero quello che rispecchia la reale situazione economico e finanziaria dell’azienda. Adottando questo criterio, in Toscana e Umbria, rivela ancora Il Sole, il campanello d’allarme suona per due giganti delle cooperative: Unicoop Tirreno, 122mila prestatori per 1 miliardo di fondi, mostra un rapporto prestito-patrimonio di 6,22, mentre Coop Centro Italia, 73mila soci per 582 milioni, si avvicina a 3. Chi controlla?