La Stampa, 22 dicembre 2015
La Lancia Aurelia B24 e altre storie sul Sorpasso
Immagini in bianco e nero dell’Aurelia assolata, un’auto decappottata supera tutti suonando il clacson con spavalderia; il guidatore dice al passeggero: «Reggi il volante», quindi alza il braccio e fa il gesto delle corna all’ultima vettura superata: «Che dici, le avranno viste?».
Eccola la scena forse più famosa di un film amatissimo qual è Il sorpasso di Dino Risi, con Vittorio Gassman, Jean Louis Trintignant e Catherine Spaak. Cast d’eccezione, impreziosito dalla presenza di una co-protagonista a quattro ruote: la Lancia Aurelia B24, nata dalla matita di Pininfarina e al centro dell’omaggio che questa sera andrà in onda su Iris (canale 22 del digitale terrestre, ore 22,45) per Storie di cinema.
Tatti Sanguineti ha messo quella Lancia al centro del suo racconto, registrato al Museo dell’automobile di Torino, in compagnia di Lorenzo Ramaciotti (il designer consulente di Sergio Marchionne in Fca), proprio accanto a una delle due B24 utilizzate. «Proprio due – sorride Sanguineti -, perché in pochi sanno che nel film se ne vedono due: una azzurro chiaro e una verde acqua, colori che in bianco e nero sembravano uguali. La possibilità di riconoscerle però c’è: una ha gli interni chiari, l’altra no, e in una sola c’è l’autoradio. Fateci caso, quando rivedrete Il sorpasso».
La B24 alle spalle di Sanguineti, vera miniera di aneddoti per cinefili, è di Adalberto Beribè, imprenditore e collezionista d’auto marchigiano che l’ha guidata da Civitanova Marche a Torino e non la perde d’occhio un istante: «Quanto l’ho pagata? Più del suo valore, di certo. Ho avuto tante richieste ma non la vendo» (oggi vale 400 mila euro almeno).
Quel viaggio da Roma a Castiglioncello è nel cuore di tutti: «Dal 1962, anno di uscita, Il sorpasso è stato trasmesso per 53 volte a Ferragosto – ci rivela Sanguineti -, con quel film qualunque autore di palinsesti va sul sicuro. Ci piace perché è un film sull’ineleganza e sullo spirito degli anni del boom economica». Un’Italia che era in pieno rilancio e che qui vede nel personaggio interpretato da Gassman uno dei suoi ritratti più efficaci anche se non l’esempio più educativo: «A dircelo, più ancora delle sue azioni, è proprio la macchina che guida. Quando venne girato il film, la vettura era già fuori produzione dal 1958: era appetibile per personaggi con pochi soldi, molta passione per le belle auto e voglia di apparire. Quindi perfetta per il personaggio di Gassman, uno che in Liguria chiameremmo “bruciabaracche”. Il contrasto fra le aspirazioni di grandezza e la realtà è ben visualizzato dalla vistosa riparazione sul parafango anteriore destro, non ancora ultimata».
Eppure oggi quella Lancia scoperta ci fa sognare, ci fa venir voglia di sfrecciare sull’Aurelia, in pieno agosto, con il vento e il sole in faccia. Meglio ancora se nei favolosi Anni ’60.