la Repubblica, 22 dicembre 2015
L’ex moglie del sindaco Bianco fa causa per 4 milioni a Catania
Per lei, ufficialmente, «Enzo non c’entra niente». Ma l’atto che, tramite gli avvocati, ha presentato al Comune guidato dall’ex consorte Enzo Bianco è di quelli che possono far saltare un bilancio: una maxi-richiesta di risarcimento da dieci milioni di euro per un esproprio sottostimato. La protagonista è Maria Antonietta Zeno, fino a cinque anni fa la moglie del sindaco di Catania. Una delle proprietarie, in via ereditaria, di un vasto lotto di terreno a nord della città, in una frazione chiamata Barriera del Bosco.
Un terreno che alla fine degli anni ’80, quando il sindaco era già Bianco, venne inserito fra le aree da trasformare in parcheggio. Diversi lustri dopo sono state le giunte di centrodestra di Scapagnini e Stancanelli a decidere gli espropri e a realizzare l’opera. Poco dopo i proprietari del terreno acquisito dal Comune, fra cui la signora Zeno e la cugina Renata Maria, hanno cominciato una battaglia giudiziaria per ottenere più di quello che hanno ottenuto, forti anche di una sentenza della Consulta che ha modificato le norme in materia di espropri. Di recente la Corte d’appello di Catania ha dato ragione alle cugine Zeno e agli altri ricorrenti. Certificando un credito, nei confronti del Comune, pari a dieci milioni di euro. Più di un terzo della somma (quasi 4 milioni) è dovuta alla famiglia Zeno.
Maria Antonietta Zeno a quel punto non ha avuto esitazione nel chiedere a Palazzo degli Elefanti, dove dal 2013 siede di nuovo l’ex marito (sono separati da 5 anni), il saldo delle spettanze. Ma, a detta dello stesso Bianco, «se il Comune di Catania dovesse corrispondere l’intera cifra subito rischierebbe il default».
Una bella grana, per l’amministrazione di una città in cui il caso è sulla bocca di tanti. C’è chi ipotizza, of course, almeno un pizzico di risentimento nell’azione della moglie separata del sindaco. E chi invece sospetta qualche lontano favore, da parte di Bianco, nel redigere il vecchio piano parcheggi che prevedeva una ricompensa a titolo di esproprio alla consorte. Sospetti che, nel 2007, avevano dato corpo anche a un’interrogazione alla Camera del forzista Antonio Leone. Ma bisogna restare ai fatti. E alle parole di Enzo Bianco: «La mia prima giunta – dice – fece un piano che individuava tre o quattro possibili località dove realizzare un parcheggio. Non sono stato io, successivamente, a scegliere proprio il terreno della mia ex moglie né a fare gli espropri. Oggi ci sono delle sentenze esecutive, da rispettare. E noi onoreremo il debito».
Già, ma come? L’avvocato delle cugine Zeno, Nicolò D’Alessandro, ha trovato un pre-accordo con il Comune per spalmare lungo un periodo di tre anni il saldo dei dieci milioni. Ma la mancata approvazione del bilancio rende tutto più difficile. Resta questa vertenza, protagonisti due ex coniugi, che minaccia l’amministrazione di una città.