il Fatto Quotidiano, 22 dicembre 2015
Manguel cerca i fili che collegano Socrate a Oliver Sacks. Intanto ha scoperto una relazione tra Proust e la Bomba H
"La curiosità mi incuriosisce”. Esordisce così Alberto Manguel nel suo nuovo saggio, Una storia naturale della curiosità (Feltrinelli, traduzione italiana di Stefano Valenti), ottimo regalo per chiunque ami i libri e prima di tutti per se stessi. Manguel è un celebre bibliofilo argentino naturalizzato canadese, autore di libri di successo come Una storia della lettura (1996, Archinto) o Con Borges (2004, Adelphi) in cui racconta come conobbe Jorge Luis Borges, ormai prossimo alla cecità: era il 1964, Manguel allora sedicenne era un giovane libraio e divenne il lettore personale di uno dei più grandi nomi della letteratura mondiale. In questo suo nuovo lavoro, con la consueta grazia prende per mano il lettore e lo guida fra gli scaffali della sua immensa libreria “caoticamente ordinata”, passando da Socrate a Omero, da Virgilio a Tommaso d’Aquino, da Primo Levi a Oliver Sacks, ragionando sulle domande fondamentali della nostra civiltà, parlando di colpa e giustizia, vita e morte, caso e destino, sino a trovare un collegamento che lega Marcel Proust alla Bomba H. Diciassette capitoli che si aprono con una citazione dalla Divina Commedia e un titolo in forma interrogativa perché fin quando avremo la voglia di conoscere il mondo, “non dovremmo smettere di interrogare prima di tutto noi stessi”.Lei scrive che il suo Libro unico era Saggi di Montaigne ma oggi è la Divina Commedia. Che cosa significano per lei questi due libri?
I lettori inventano i libri che leggono: il bambino e l’adulto che leggono I viaggi di Gulliver in realtà non stanno leggendo lo stesso libro. E nella nostra vita di lettore, ci sono momenti in cui – quando le stelle sono gentili – troviamo un libro che si legge come fosse il Libro Totale, contenente tutta la nostra esperienza, passata, presente e futura. Nella mia vita, quel libro una volta era Saggi di Montaigne, o Don Chisciotte, o Alice nel paese delle meraviglie. Ma da tempo è nella Commedia che trovo tutto.
Nei suoi sorprendenti viaggi nel tempo attraverso i libri letti, lei giunge a scovare una relazione che connette la Bomba H sino a Proust. Com’è possibile?
Tutto può essere collegato. La mente cerca sempre di gestire le informazioni ricevute creando un flusso unico, coerente con un filo logico. A dirla tutta, la mente umana è incapace di riflettere su una cosa in totale isolamento e la letteratura è il modo più elegante per collegare ciò che appare separato. Attraverso trame che vanno dal punto A al punto B, attraverso personaggi che si incontrano tra di loro in certi incroci, attraverso le parole che risuonano nella memoria del lettore, la letteratura tesse una rete di connessioni in cui ci immaginiamo e abbiamo la possibilità di riconoscere l’universo come un luogo ricco di significati.
Lei è un famoso bibliofilo e scrive che la sua biblioteca è “caoticamente ordinata”. Che rapporto ha con i suoi libri?
La mia biblioteca è la mia autobiografia. Lì è tutto in ordine, anche se naturalmente in modo artificiale. La mia biblioteca non mi dà tutte le risposte, ma mi offre domande migliori.
Borges ha detto che non esiste la casualità e ciò che noi chiamiamo “caso” è semplicemente la nostra mancanza di comprensione del “tutto”. Cosa ne pensa?
Sono d’accordo, ma aggiungerei che forse, questo “tutto” è una nostra stessa invenzione che creiamo per consolarci dell’assurdità della vita. Accadono singoli eventi apparentemente casuali per i quali inventiamo connessioni e complotti, dando vita a una storia che contraddica e metta in dubbio il fatto che la nostra vita sia una sequela di fortuite coincidenze. Ma tutto ciò è vero? L’ordine delle cose è gestito dal caso o ha una sua coerenza razionale?
Perché afferma che la scrittura è l’arte della rassegnazione?
Perché nessuna scrittura è perfetta. La mente immagina un testo ma, poiché le parole sono uno strumento così debole, il risultato è sempre deludente. Così ci rassegniamo a ciò che è lì, affermando: ‘Ho fatto del mio meglio, anche se so che il mio meglio non è abbastanza buono’.
Scrivere ha ancora un significato al giorno d’oggi? Possiamo fermarci a leggere e rileggere i classici della letteratura o abbiamo sempre bisogno di scrivere nuove storie, nonostante i limiti in cui incorriamo?
Entrambe le cose. Rileggendo possiamo andare più in profondità nel testo di volta in volta, avendo di fatto una nuova esperienza. Scrivendo noi aggiungiamo alla Libreria Universale nuove versioni delle stesse storie già narrate in passato. Naturalmente, potremmo accontentarci di rileggere i grandi del passato. Ma noi siamo troppo ambiziosi per farlo.
Scrive che “il modo migliore per raccontare la verità è quella di mentire”. È un alibi per la coscienza?
Sì, certamente. Noi pensiamo di sapere, ma ciò che siamo convinti di sapere è la storia che noi stessi abbiamo costituito.